Fi in preda al cupio dissolvi. Addio di Bondi e Repetti (VIDEO)

di Barbara Acquaviti

Il cupio dissolvi incombe su Forza Italia. I problemi in cui versa il partito di Silvio Berlusconi aumentano di giorno in giorno: i gruppi si spaccano in correnti, la circolare Rossi sul limite delle tre candidature getta deputati e senatori nel panico e alle Regionali si rischiano candidature ‘fratricide’, come quella di Fitto in Puglia. E così, può sembrare solo una goccia nel mare la decisione di due senatori di fare i bagagli e passare al gruppo Misto. Se non fosse che i suddetti sono Sandro Bondi e Manuela Repetti. Due addii simbolici: perché si tratta di due (ex) berlusconiani doc, perché Bondi è stato coordinatore sia di Forza Italia che del Pdl e perché la decisione avviene in piena polemica con la linea del partito (e con il cosiddetto cerchio magico). “Un fulmine in un cielo nuvoloso”, lo definisce la portavoce Deborah Bergamini. Il “trasloco” infatti non sarebbe stato preceduto da alcuna telefonata e quindi avrebbe lasciato il Cavaliere “costernato”. Ma è vero anche che il malumore era già stato esplicitato: il 3 marzo la senatrice Repetti aveva annunciato il suo addio in una lettera al “Corriere della Sera”.

Decisione congelata dopo un incontro ad Arcore in cui Berlusconi aveva giocato la carta della mozione degli affetti e promesso che avrebbe ripreso in mano le redini del partito. Ma da allora, nonostante si sia liberato del processo Ruby, non molto è cambiato. Anzi, la situazione nel partito è diventata sempre più caotica. Ai fittiani si sono aggiunti i verdiniani, c’è chi spinge per l’accordo con la Lega alle Regionali e chi invece vuole riavvicinarsi ad Alfano, si ammette pubblicamente (come ha fatto sabato scorso Paolo Romani) che ci sono un mucchio di problemi, si rischia di presentarsi alle elezioni di fine maggio in ordine sparso. A tutto questo, poi, si è aggiunta la circolare firmata da Maria Rosaria Rossi che impone il limite delle tre candidature e che ha messo la ciliegina sulla torta di un partito già sottosopra. Tra i dirigenti, insomma, imperversa l’incubo rottamazione. “Se vogliamo rinnovare il partito – dice Giovanni Toti – è evidente che non si deve radere al suolo nulla della casa, perché fondamenta e pareti sono solide, bisogna rinnovare l’arredo interno, la vernice vecchia”.

Ma forse il timore ancora più forte è che alla fine il vero disimpegno sia proprio quello di Silvio Berlusconi. Che l’ex premier detesti l’immagine di un partito dilaniato è cosa nota, che abbia la voglia (ancora più che la forza) di rimettere ordine non è poi così scontato. Per questo, forse, le partite a cui tiene veramente sono quelle che ha deciso di giocare in proprio. Come, per esempio, quello del rapporto con Matteo Salvini. Pare infatti che il leader della Lega non ami gli incontri troppo “affollati”, anche a causa di “fughe di notizie” avvenute in passato, che non ha affatto gradito. Ieri il segretario della Lega e Berlusconi si sono visti ad Arcore per circa mezz’ora e anche se il colloquio non è bastato a chiudere il cerchio dei progressi sono stati fatti. Tanto che domani i due dovrebbero avere nuovi contatti (non è detto che sia un incontro, forse una telefonata) per la stretta finale. Forza Italia, dunque, dovrebbe appoggiare Luca Zaia in Veneto mentre in Liguria rinuncerebbe a Rixi per una candidatura azzurra (forse quella di Giovanni Toti). In Toscana il Carroccio dovrebbe mantenere un suo candidato, ma in Puglia, e soprattutto Campania, non dovrebbe presentare liste di disturbo.

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