di Barbara Acquaviti
La fiducia sull’Italicum ‘salva’ Forza Italia. Perché, alla fine, tra gli effetti collaterali della scelta di Matteo Renzi c’è anche quello di sedare quel clima di veleni e sospetti che un paio di voti segreti aveva già scatenato tra gli azzurri alla Camera. Con Renato Brunetta che finisce nel mirino come capogruppo, le scintille tra fittiani (o ex tali) e i sospetti di soccorso azzurro che cadono sui verdiniani. Di certo c’è che, in tutto questo, Silvio Berlusconi sceglie di starsene lontano da Roma. In fondo ha altro a cui pensare: la cessione del Milan in questo momento è tra le sue priorità e domani dovrebbe tenersi l’incontro con uno dei possibili acquirenti, il thailandese Mr.Bee. Insomma, il Cav resta tanto distante dagli affari interni a Forza Italia che domani non sarà nemmeno presente all’Ufficio di presidenza che ratificherà la scelta dei candidati governatori né alla riunione in cui si chiuderanno le liste per le Regionali.
Il fastidio di Berlusconi per le beghe interne a Forza Italia è cosa nota, figurarsi ora che non fa altro che parlare di quella nuova ‘rivoluzione’ che dovrebbe portare alla nascita di un partito repubblicano sul modello americano. Una svolta che comunque non dovrebbe arrivare prima delle Regionali, così come sembra destinata a slittare a dopo il voto anche l’esplosione dei gruppi parlamentari. Oggi, però, se ne sono viste delle belle, almeno fino a quando il governo ha deciso di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale spingendo Forza Italia a un ricompattamento tanto repentino quanto fittizio. Perchè è altamente improbabile che qualcuno decida di fare outing e votare a favore del governo domani, ma i sospetti che nel voto segreto sulle pregiudiziali di costituzionalità questo sia già avvenuto regna sovrano nel gruppo. E i sospetti, ovviamente, ricadono sugli uomini più vicini a Denis Verdini, uno che non si è mai stancato di ripetere a Berlusconi che errore sia stato mollare il patto del Nazareno.
I numeri della maggioranza negli scrutini segreti, infatti, sono stati sempre più alti che in quelli palesi. Anche per questo, d’altra parte, la questione è diventata un casus belli dentro il partito azzurro. Perché il fittiano Saverio Romano ha esplicitamente accusato il capogruppo, Renato Brunetta, di essere “inadeguato” al suo ruolo, proprio per aver richiesto che ci fossero votazioni ‘anonime’. “C’era una occasione: fare emergere con chiarezza – accusa il deputato siciliano – le contraddizioni della maggioranza di governo e quelle interne al Pd, ed è stata sprecata ancora una volta per la inadeguatezza di chi oggi guida il gruppo di Forza Italia alla Camera”. A replicargli è però Rocco Palese, uomo (almeno fino a oggi) considerato molto vicino a Raffaele Fitto. “Sono stato io a firmare” la richiesta, spiega, “il voto segreto è stata una decisione corretta”.