Il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi ha rimesso le deleghe dopo il servizio delle ‘Iene’ da cui emerge che il figlio sarebbe stato assunto come assistente parlamentare dal deputato Mario Caruso (Democrazia solidale-Centro democratico) per fargli un favore. “Sono accuse infondate e lesive della mia persona – scrive Rossi in una nota – quelle che mi sono state rivolte nel servizio della trasmissione televisiva ‘Le Iene’. Insinuazioni che infangano, ancora una volta, la mia reputazione. Mio figlio ha un regolare contratto di assistente parlamentare con un deputato della Camera. Il documento, consultabile, conferma l’assenza di un rapporto di dipendenza dal mio ufficio contrariamente a quanto riportato nel servizio. Un incarico di natura fiduciaria che non prevede vincoli di orario lavorativo e anche per questo con una minima retribuzione. Con questa iniziativa voglio fare chiarezza per evitare che queste informazioni siano strumentalizzate: le spese relative ai collaboratori sono rendicontate, e questo basta per dimostrare da chi realmente dipende l’impiegato e viene retribuito”. Rossi annuncia di avere “dato mandato a uno studio legale al fine di tutelare l’immagine mia e di mio figlio ed esaminare la possibilità di contestare le accuse che mi sono state rivolte nelle opportune sedi legali”. “In ogni caso – conclude – al fine di non coinvolgere l’amministrazione che rappresento e per svolgere ogni azione in piena libertà e con maggiore serenità, ho deciso di rimettere le deleghe conferitemi dal Ministro della Difesa”. Intanto, oggi, l’assemblea del gruppo parlamentare ‘Democrazia Solidale-Centro Democratico’ alla Camera che si e’ riunita e ha “preso atto di quanto riportato nella trasmissione televisiva e impegna gli interessati a interrompere immediatamente il rapporto di collaborazione stipulato tra il figlio dell’onorevole Rossi e l’onorevole Caruso, rapporto magari rispettoso della forma, ma del tutto improponibile sul piano sostanziale”. “Il nostro gruppo – ha dichiarato il presidente Lorenzo Dellai – ha sempre mantenuto un profilo di sobrieta’, trasparenza e correttezza, ritenendo che cio’ sia uno dei fondamenti della credibilita’ della politica e delle istituzioni e cio’ deve continuare ad essere per tutti i suoi componenti”.[irp]
Dura la nota di Luca Marco Comellini, segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia. “Grazie al programma televisivo Le Iene, andato in onda ieri 1 ottobre, gli italiani hanno potuto apprendere che il signor Fabrizio Rossi, figlio del sottosegretario di Stato alla difesa, onorevole Domenico Rossi, sarebbe stato assunto come proprio assistente parlamentare dall’onorevole Mario Caruso e fino qui nulla di strano se non fosse per il fatto che, dalla testimonianza della persona intervistata dal giornalista Filippo Roma, nel corso del servizio televisivo realizzato con Marco Occhipinti, emergerebbe che invece di lavorare presso l’ufficio del deputato che lo ha assunto, il signor Fabrizio Rossi lavorerebbe presso un ufficio del padre Domenico situato nei pressi della propria abitazione. Come è ormai noto – prosegue Luca Marco Comellini – i membri della Camera percepiscono un importo di 3.690 euro per il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato in cui rientrano anche le somme corrisposte ai collaboratori che devono essere documentate. I fatti e le testimonianze resi pubblici nel corso del citato programma meritano doverosi e accurati accertamenti da parte della Procura di Roma perché, in sintesi, il signor Fabrizio Rossi risulterebbe essere stato assunto come collaboratore parlamentare dall’onorevole Caruso ma, come ha dichiarato da quest’ultimo, in realtà ‘lo paga il padre’, cioè il sottosegretario Domenico Rossi. Per questo motivo, come già fatto in occasione di un precedente servizio televisivo de Le Iene, andato in onda durante la puntata del 5 aprile scorso, concernente l’utilizzo dell’auto di servizio da parte del predetto sottosegretario, nei prossimi giorni presenteremo una denuncia alle autorità giudiziarie competenti affinché sia accertata l’esistenza di eventuali comportamenti illeciti e per chiedere che i responsabili siano perseguiti a norma di legge”, conclude Luca Marco Comellini.