Scienza e Tecnologia

“Fingerprint batterico”, quando i batteri sono solo nostri

Ognuno di noi ha una sua “specifica impronta digitale batterica”, unica e personale, come l’impronta digitale. Il corpo umano è abitato da un numero enorme di batteri, funghi e virus che vivono in pacifica coesistenza con l’ospite e ne costituiscono il microbiota. È infatti questa moltitudine di esseri microscopici che definisce il nostro “Fingerprint batterico”, come ha spiegato, nel corso di un webinar organizzato da Yovis – linea di fermenti lattici di Alfasigma – la professoressa Patrizia Brigidi, Docente di Biotecnologia delle Fermentazioni presso il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie di Bologna e tra le massime esperte sul tema: “Noi siamo simili, ma siamo molto diversi, perché in realtà ciascuno di noi ha una sua specifica lista del suo microbiota, cioé abbiamo un’impronta digitale batterica che è assolutamente individuale”, ha spiegato.

“È stato individuato utilizzando delle tecnologie molecolari che esiste un ‘core’ o cuore, chiamiamolo zoccolo duro, di neanche 60 specie batteriche che è comune a tutti, e questo core non deve cambiare, anche se noi sappiamo che per esempio che a causa dell’età diventa sempre più piccolino, le specie non sono 60, ma diventano 30, diventano 25, il resto è tutta biodiversità specifica di ciascuno di noi”, ha aggiunto. La “variabilità individuale” è determinata da vari fattori, tra cui l’etnia, la posizione geografica e lo stile di vita. “Il microbioma è qualcosa che acquisiamo già alla nascita, già il tipo di nascita, cesareo o naturale, o il tipo di allattamento, impatta moltissimo – ha rivelato la professoressa, ricordando – Tanti sono gli effetti determinanti che possono provocare un cambiamento del microbiota intestinale, ci sono alcuni intrinseci, come l’età e il nostro stato di salute, abbiamo una malattia, abbiamo un’infezione intestinale, impatta, ma tanti sono anche estrinseci, quindi la dieta, il sonno, lo stress, lo stile di vita, l’attività fisica, ed è ovvio che tutto questo si ricollega a quello che dicevamo prima sulla nutrizione: i paesi industrializzati hanno uno stile di vita che spinge a un impoverimento della biodiversità di questi organismi”.

Quando la coesistenza pacifica dei microrganismi della microflora batterica viene meno, si parla di disbiosi. In questo caso, i probiotici aiutano a ripristinare il suo equilibrio, contrastando la proliferazione dei batteri patogeni. “Come riequilibrarlo questo microbiota? Lo riequilibriamo sicuramente, uno dei primi approcci utilizzati in questo senso, con la somministrazione di probiotici, che sono stati appunto definiti come batteri vivi, che quando somministrati in adeguata quantità portano un beneficio alla salute dell’ospite”, ha sottolineato. “È importante che questi microorganismi vengano aggiunti, somministrati, nelle concentrazioni più alte possibili. E dall’altra parte di dare dei multiceppi che si sostengono tra di loro. L’importanza di utilizzare una multistrain (multiceppo) per rinforzare questi consorzi e per facilitare il lavoro della conquista del territorio”, ha affermato Brigidi.

La linea di integratori alimentari Yovis offre una varietà di referenze che possono essere scelte in base alle proprie preferenze e allo stile di vita: perché ognuno di noi ha una flora intestinale differente. Chiara Francini, Brand Manager Yovis: “Che caratteristiche deve avere un probiotico, il nostro probiotico ideale come dovrebbe essere? L’abbiamo detto, organismo vivo e quindi vitale, non patogeno, perché deve andare a creare squadra con quei batteri buoni e privo di effetti collaterali. C’è una cosa che caratterizza tutti i prodotti della linea Yovis: l’elevata concentrazione in miliardi di fermenti, di cellule vive, di ceppi diverse, di specie diverse, di generi diversi”.

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