Fini si propone allenatore della destra: “Troppe divisioni”
Visto che “non esistono uomini per tutte le stagioni”, l’ex presidente della Camera fondatore di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini ha lanciato il suo ritorno a bordo campo: non più centravanti ma allenatore della squadra della nuova destra. Che per ora “non c’è: troppo divisa, troppe ripicche, troppi personalismi”. E che se non si scuote “rischia di far governare per i prossimi 20 anni la sinistra per la totale assenza di competitori credibili come forze di governo”. Al Palazzo dei Congressi di Roma per il primo appuntamento di “Partecipa” l’associazione che cerca di coinvolgere la società civile per “L’Italia che vorresti” e per chiedere “La tua idea per la destra che non c’è”. In platea qualche centinaio di persone, pochi i volti noti della vecchia stagione politica: Nino Lo Presti, Antonio Bonfiglio, Claudio Barbaro, Giuseppe Consolo, Roberto Menia, Enzo Raisi.
Ma l’obiettivo di Fini è “guardare avanti”, senza “sterili sfogatoi” o “psicanalisi collettiva”. Del passato, Fini ha ribadito la consapevolezza “di aver commesso degli errori”. Ma “questo non significa essere pentiti, perché il tempo è galantuomo e oggi dobbiamo cercare di ragionare rivolgendoci non tanto ai partiti di destra o di centrodestra presenti in Parlamento ma ai tantissimi italiani disorientati e delusi per la condizione del centrodestra. Quegli italiani che hanno voltato le spalle al centrodestra: chi si è astenuti, chi ha votato Grillo, chi ha votato Renzi”. E anche ai “delusi da Futuro e Libertà che ha avuto un risultato catastrofico”. Un’azione politica con tempi lunghi, senza “cercare scorciatoie: non avrà alcun senso parlare di alleanze, bussare alle porte di questo o di quello. Siamo fuori dal Palazzo, perchè così hanno voluto gli elettori, e dobbiamo agire al di fuori dal Palazzo”. Con l’obiettivo di “ridefinire un’identità della destra”, senza appropriarsi dello slogan renziano della ‘rottamazione’ “perchè non si butta alle ortiche una storia”. Ma la destra “deve alzare la bandiera del rinnovamento, di valori e principi ma anche di volti.
La presunzione non è quella di tornare in campo, ma di allenare insieme ad altri una squadra che sia in grado di giocare e tornare a vincere. Un mix tra esperienza e rinnovamento, tradizione e rinnovamento”. Senza commettere l’errore di puntare ad aggregare il più vasto numero di formazioni possibile: “Non è tempo di aritmetica o di sommatorie, è tempo di politica. La prossima volta che si andrà a votare, che sia tra sei mesi o 4 anni, non si può andare tutti contro la sinistra e mettere insieme Salvini che attacca Alfano, o chi dice di uscire dall’euro con chi è europeista nel Ppe”. (TMNews)