di Laura Della Pasqua
Come era prevedibile, dimezzati gli sgravi contributivi, il numero dei nuovi assunti è crollato. A gennaio il flusso delle assunzioni ha conosciuto una brusca frenata. Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, i nuovi contratti a tempo indeterinato sono stati nel primo mese dell’anno il 39,5% in meno rispetto allo stesso mese del 2015, cioè quando le aziende potevano usufruire di generosi sconti contributivi. Da gennaio di quest’anno invece la decontribuzione non è più totale ma limitata al 40% e questo ha determinato il calo non solo delle nuove assunzione ma anche della trasformazione dei contratti a termine in tempo indeterminato, scesi da 43.445 a 41.221. Il che dimostra, a differenza di quanto finora hanno detto il premier Matteo Renzi e il ministro del Lavoro Poletti, che a spingere il mercato del lavoro non è stato il Jobs Act ma proprio gli sgravi contributivi. E chi nutre ancora qualche dubbi non deve far altro che leggere quello che scrive l’Inps. Ovvero che l’esonero totale, destinato a costare allo Stato almeno 12 miliardi, “risulta avere avuto un effetto determinante sull’incremento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato: su 2,5 milioni di attivazioni di posizioni di lavoro a tempo indeterminato (sommando le instaurazioni di nuovi rapporti e le trasformazioni di rapporti a termine), oltre 1,5 milioni, pari al 62% del totale, risultano beneficiarie dell’esonero contributivo triennale”. Continua inoltre ad espandersi quella nuova formula di precariato costituita dall’uso dei voucher. A gennaio 2016 ne sono stati venduti 9.227.589, con un incremento medio, rispetto al corrispondente periodo del 2015, del 36,4%. Circa due terzi del totale, 6,1 milioni, sono stati venduti nel Nord Italia.