E’ arrivato il momento degli interrogatori per gli esponenti del Movimento 5 Stelle indagati a Bologna per presunte irregolarità nella raccolta delle firme utili a presentare le liste delle elezioni regionali 2014. Il più noto dei quattro, Marco Piazza (foto), vicepresidente del consiglio comunale autosospeso dal M5S dopo aver ricevuto l’invito a comparire dal Pm Michela Guidi, è parso fiducioso. “Ho trovato una persona molto attenta, scrupolosa, e ho massima fiducia. Ci vorrà un po’ di tempo, ma credo che la cosa si risolverà”, ha detto all’uscita dalla Procura riferendosi al magistrato, che lo ha sentito per oltre un’ora e mezza. A Piazza, come ha spiegato lui stesso ai giornalisti, sono contestate venti firme. Non ci sono dubbi sull’autenticità, ma “si tratta di irregolarità nella raccolta”.
Le firme cioé furono prese al Circo Massimo, al di fuori del territorio regionale. Piazza, coinvolto in quanto certificatore, ha aggiunto di aver portato all’attenzione della Procura “tutti gli elementi per dimostrare che anche queste irregolarità non sono state commesse”, oltre alle 250 firme raccolte in più “che avevamo e che avremmo potuto selezionare scartando le altre, se avessimo avuto anche il minimo dubbio sulla regolarità”. Dopo di lui è stato sentito Stefano Negroni, suo collaboratore e dipendente comunale. Ha risposto al Pm, ma con i cronisti ha preferito far parlare i suoi legali: diversamente da Piazza a suo carico ci sarebbero tre firme disconosciute, secondo quanto accertato dai Carabinieri. Un punto che la difesa conta di chiarire: “La cosa che è senza logica è che stiamo parlando di tre firme su oltre mille raccolte. Per i nostri assistiti cosa cambiava tracciare una linea per annullare una firma?”, ha domandato l’avvocato Davide De Matteis, secondo cui ci sono diversi punti da approfondire: “Magari una persona, ingenuamente, non rendendosi conto di ciò che può comportare una dichiarazione del genere – ha detto – ha dichiarato ‘questa firma non è mia’. Magari l’ha fatta in buona fede, poi si creano queste circostanze. Magari pensava di aver firmato per un’altra cosa”. In ogni caso, sia Piazza che Negroni non si sono sottratti alle domande, diversamente da attivisti indagati a Palermo, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Un dato sottolineato dall’altro avvocato, Giulio Cristofori: “Siamo andati in buona fede a parlare con i magistrati immediatamente, questo è quello che si richiede agli appartenenti al Movimento 5 Stelle”.