Fiscal Board bacchetta l’Europa, su bilanci troppo buoni con l’Italia
La “governance” europea delle politiche di bilancio dell’Eurozona denuncia che nel 2018 non c’è stata procedura nonostante “deviazioni significative”
L’anno scorso, “per la prima volta in assoluto”, la Commissione europea ha chiesto una revisione del documento programmatico di bilancio (Dbp)”, presentato da uno Stato membro, l’Italia. Il Dbp italiano, presentato nell’ottobre 2018, “non era conforme al parametro di riferimento (‘benchmark’, ndr) per la riduzione del debito”. Ma il percorso verso l’avvio di una procedura per deficit eccessivo “è stato sospeso”, contro la prassi fin qui seguita, solo “sulla base di un impegno del governo al risanamento nel 2019-2020”, e non degli effettivi risultati di quell’impegno. E’ una delle molte critiche all’attuale “governance” europea delle politiche di bilancio dei paesi dell’Eurozona, presenti nel rapporto annuale per il 2019 dello European Fiscal Board (Efb), pubblicato oggi a Bruxelles. L’Efb è un organismo indipendente che ha il compito di consigliare la Commissione Ue sulle politiche di bilancio dell’Eurozona (per lo più governate dal Patto di Stabilità) e di valutare come sono applicate. Il rapporto ricorda che “nell’ottobre 2018 l’Italia ha presentato un progetto di bilancio per il 2019 che rifiutava apertamente di rispettare i suoi impegni nell’ambito del Patto di stabilità e crescita”. E nota che la manovra italiana “aveva programmato una considerevole espansione di bilancio per il 2019, ciò che costituiva una grave violazione delle regole”.
“Nei loro scambi con la Commissione – aggiunge l’Efb nel suo rapporto -, le autorità italiane hanno riconosciuto che il progetto di bilancio era non conforme al Patto di Stabilità, ma hanno sostenuto che una espansione finanziaria era comunque necessaria per sostenere la ripresa economica in corso. Per la prima volta dall’entrata in vigore della legislazione del ‘Two-Pack’ (che ha riformato il Patto di Stabilità, ndr), la Commissione ha chiesto a un governo di presentare un progetto di bilancio riveduto. Ma le autorità italiane all’inizio hanno mancato di modificare sostanzialmente il bilancio. Allora la Commissione ha fatto il primo passo previsto dal Trattato per l’apertura di un procedura per deficit eccessivo”. Tuttavia, la Commissione “ha deciso di non aprire la procedura dopo che il governo ha adottato una legge di bilancio emendata con un disavanzo previsto inferiore”, dal 2,4 al 2,04 per cento del Pil. A questo punto, “la Commissione non ha raccomandato misure correttive per l’Italia, nonostante una deviazione significativa nel 2018” dal percorso di risanamento richiesto da Bruxelles.
E infatti, sottolinea il Fiscal Board, “nella primavera del 2019, sulla base dei risultati di bilancio del 2018 e delle sue ultime previsioni, la Commissione ha valutato l ‘esistenza di una deviazione significativa tra 2018, 2019 e 2020, e inosservanza del parametro della riduzione del debito per tutti e tre gli anni”. Oltre alla vicenda relativa al deficit, il rapporto ricorda ancora che l’anno scorso la Commissione aveva dato avvio a un rapporto volto a giustificare “l’apertura di una procedura di deficit eccessivo in relazione al debito”. Ma “la procedura è stata successivamente interrotta in seguito all’impegno da parte del governo italiano ad attuare ulteriori misure di risanamento nel 2019 e 2020”. “Questa – rileva il Fiscal Board – è una rottura con le prassi passate, quando una violazione delle regole stabilita in genere conduceva a una Raccomandazione del Consiglio Ue di correggere gli ‘errori grossolani'”. Per l’Italia, insomma, “la Commissione non ha proposto misure correttive nonostante il Paese presentasse una deviazione significativa” dal percorso di risanamento richiesto, e fosse in situazione di “non conformità rispetto al parametro di riferimento del debito nel 2018”. Insomma, “contrariamente a una prassi consolidata, un impegno del governo è stato usato come argomento per non avviare una procedura” per deficit eccessivo. Più in generale, a livello europeo, il Fiscal Board rileva il fatto che “la crescita netta della spesa pubblica nel 2018 ha superato la crescita potenziale, indicando un allentamento (‘loosening’, ndr) della politica di bilancio nell’Eurozona”, con un orientamento “eccessivamente espansivo”.
E sottolinea che “nuove forme di flessibilità e discrezionalità sono state applicate nel 2018” dalla Commissione, culminate nel caso italiano: “Una procedura di deficit eccessivo in relazione al debito – ribadisce l’Efb – non è stata aperta per l’Italia a dispetto della sua chiara deviazione dal percorso di aggiustamento richiesto verso l’Mto”, ovvero l’obiettivo di medio termine del pareggio strutturale di bilancio. Il rapporto propone, in conclusione, una nuova riforma del Patto di Stabilità e della “governance” di bilancio dell’Eurozona che elimini l’attuale sistema di risanamento finanziario dei paesi ad alto debito basato sui percorsi di riduzione dei deficit strutturali. In sostituzione del riferimento al bilancio strutturale, il Fiscal Board propone un'”àncora del debito”, basata su un tetto annuale alla spesa pubblica primaria (cioè al netto degli interessi) equivalente alla crescita potenziale del Pil, e obiettivi di medio termine per la riduzione del debito pubblico specifici paese per paese, e basati su cicli di sette anni. Inoltre, il Fiscal Board suggerisce una “golden rule mirata” e limitata, per lo scomputo dal deficit di alcuni, ben definiti, investimenti pubblici che rafforzino la crescita, e di sostituire le “clausole di flessibilità”, introdotte dalla Commissione nel gennaio del 2015 e ampiamente usate finora soprattutto dall’Italia, con una “clausola generale di salvaguardia” (‘escape clause’ ndr), “da applicare con parsimonia”, che verrebbe innescata sulla base di “un’analisi economica indipendente”. askanews