di Carlantonio Solimene
Non sarà solo la riforma costituzionale a far tremare il governo Renzi alla ripresa dei lavori parlamentari. Quando al termine delle vacanze degli onorevoli mancano ancora oltre due settimane, le forze della maggioranza sono già tornate ad affilare le armi e un clima carico di tensione si respira sull’asse minoranza Dem – Area Popolare. Ad aprire le danze è stato l’ex capogruppo alla Camera del Pd, Roberto Speranza, ora leader in pectore dell’ala sinistra del partito. Mentre Renzi ai giornali stranieri continuava a spiegare l’opportunità di eliminare la tassazione sulla prima casa, Speranza provava a cambiare i connotati della proposta: “Dal punto di visti del fisco sono necessari interventi forti e immediati – scriveva in un intervento su Il Foglio – ma il primo punto deve essere legato agli sgravi contributivi per l’occupazione, misura che sta producendo una spinta all’occupazione. Dobbiamo rinnovarli e, se possibile, stabilizzarli”. Quanto agli immobili, Speranza spiegava che “il taglio delle imposte non solo si può, ma si deve anche fare. Solo che non si capisce perchè lo si debba fare per l’impiegato o l’artigiano con la casa di abitazione in periferia a Milano, Torino, Roma o Palermo allo stesso modo come per l’industriale con villa o per il grande avvocato d’affari con attico ai Parioli o in via Montenapoleone”.
Sostanzialmente: sbagliato eliminare la Tasi anche sulle case dei ricchi. Una tesi che trovava l’immediata adesione dei vari Stumpo, Leva e Zoggia, tutta l’ala sinistra rimasta nel Pd. Con accento contrario le proposte fiscali che Angelino Alfano ha detto di essere pronto a consegnare a Renzi a settembre. Il ministro dell’Interno ha parlato di “botta secca sulla prima casa” e poi ha parlato di “7,5 miliardi da utilizzare per una serie di misure per la famiglia: detrazioni e deduzioni per i nuovi nati, aiuti alle spese, dai pannolini ai libri, e aiuti ai nuclei familiari che assistono anziani in casa”. In pratica si tratta di una risposta a chi spera che alla ripresa dei lavori parlamentari torni di attualità il ddl Cirinnà sulle unioni civili, contro il quale il Nuovo Centrodestra ha promesso di fare le barricate. Come dire: la priorità, anche economica, va data alla famiglia tradizionale. E, da questo punto di vista, il leader dei centristi ha cercato di sfruttare a proprio favore anche le polemiche agostane incentrate sugli interventi del segretario della cei Nunzio Galantino: il senso del ragionamento è che, semmai, il monsignore al centro delle polemiche ce l’aveva con gli alfieri del relativismo e non con i “custodi dei valori”.
Dal canto suo, il presidente del Consiglio non può che assistere con una punta di preoccupazione all’opera di riposizionamento in atto tra i suoi alleati. Con uno pizzico d’invidia anche per Alexis Tsipras, che ha archiviato la legislatura imponendo un nuovo voto proprio per liberarsi dei dissidenti interni. Se da un lato Renzi spera che un successo di Tsipras serva per inviare un messaggio a chi mina la sua leadership, dall’altro emerge la consapevolezza che quanto successo in Grecia difficilmente potrebbe ripetersi a breve in Italia, dato che il Capo dello Stato Mattarella difficilmente concederebbe le elezioni anticipate. È anche per questo che i contatti con Forza Italia, seppur smentiti da entrambi le parti, dietro le quinte continuano. Una situazione che, peraltro, suscita non pochi malumori tra gli azzurri, incapaci di comprendere se Berlusconi voglia davvero riannodare i fili con il governo o intenda preservare il rinnovato asse con la Lega, specie in vista delle amministrative del 2016.