Fisco, ora è caccia dei “finti poveri”: spedite raccomandate a tutti | Non guardano in faccia a nessuno se hai dichiarato questo
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Fisco - (pexels) - ilFogliettone.it
Lo Stato ha avviato una serie di controlli per scovare chi ha pagato meno tasse del dovuto e recuperare le somme
L’Agenzia delle Entrate ha avviato un nuovo ciclo di comunicazioni rivolto a circa 700 mila titolari di partita IVA, invitandoli ad aderire al concordato preventivo biennale. Questo strumento fiscale mira a stabilire un accordo anticipato sulle imposte dovute per i prossimi due anni, con l’obiettivo di recuperare 1,2 miliardi di euro da destinare alla riduzione dell’Irpef di due punti percentuali per il secondo scaglione di reddito, fino a 50 mila euro. L’iniziativa, promossa dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, si inserisce in una più ampia strategia di recupero fiscale, che ha già portato a incassare 1,3 miliardi entro il 31 ottobre.
Il Fisco ha concentrato l’attenzione su professionisti, commercianti e piccole imprese che dichiarano redditi inferiori ai 15 mila euro annui, spesso inferiori anche agli stipendi versati ai propri dipendenti. Questa categoria di contribuenti è stata identificata grazie all’incrocio dei dati dell’Anagrafe tributaria effettuato dalla Sogei, il braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate. Particolare attenzione è stata rivolta a coloro che non hanno aderito al precedente invito entro il 31 ottobre, ritenuti “finti poveri” dal Fisco per le discrepanze tra reddito dichiarato e spese sostenute.
La lettera inviata ai contribuenti ricorda che l’adesione al concordato preventivo è stata prorogata fino al 12 dicembre, offrendo ulteriori opportunità per regolarizzare la propria posizione fiscale. Aderire al concordato consente anche l’accesso alla sanatoria per il periodo 2018-2024, permettendo di regolarizzare eventuali irregolarità pregresse. Inoltre, viene segnalata un’altra data chiave: il 31 marzo del prossimo anno, termine ultimo per aderire al ravvedimento speciale, che riguarda i debiti fiscali relativi agli anni 2018-2022.
Chi riceve la comunicazione dall’Agenzia delle Entrate deve prestare particolare attenzione alle scadenze indicate e valutare attentamente le opzioni disponibili. È consigliabile effettuare una revisione della propria contabilità per individuare eventuali anomalie o discrepanze. Affidarsi a un commercialista o a un esperto fiscale può essere utile per comprendere al meglio le implicazioni dell’adesione al concordato e per sanare eventuali irregolarità in modo corretto. Il mancato rispetto delle scadenze o l’ignorare la comunicazione può comportare sanzioni o ulteriori controlli fiscali.
Le critiche al metodo adottato dal Fisco
L’invio massiccio di lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate ha sollevato numerose polemiche. Il Dipartimento Economia della Lega ha criticato l’iniziativa definendola “sbagliata nel merito e nel metodo”, accusando il Fisco di voler spingere i contribuenti ad aderire al concordato preventivo anche in assenza di reali irregolarità fiscali. Matteo Salvini, leader della Lega, ha denunciato il “tono inquisitorio” delle comunicazioni, sottolineando come il concordato non funzioni e proponendo invece la reintroduzione della “rottamazione” dei debiti fiscali, ritenuta una misura più equa e vantaggiosa.
Le critiche non arrivano solo dal fronte politico. Anche i professionisti del settore fiscale hanno espresso malcontento riguardo al metodo utilizzato dall’Agenzia delle Entrate. Stefano Sassara, tesoriere del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, ha evidenziato come le lettere siano state inviate anche a lavoratori dipendenti e pensionati con partita IVA residuale, generando confusione e sovraccaricando gli studi professionali con richieste di consulenza non necessarie. Questo ha creato ulteriore pressione sui consulenti fiscali, già impegnati nella gestione delle pratiche ordinarie.
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Il rischio di un effetto boomerang sulle adesioni
Nonostante l’obiettivo del governo sia quello di incrementare le adesioni al concordato preventivo, le critiche mosse da contribuenti e professionisti potrebbero sortire l’effetto opposto. Molti contribuenti percepiscono le comunicazioni come un tentativo di pressione fiscale piuttosto che un’opportunità di regolarizzazione. Questo potrebbe portare a una maggiore diffidenza verso gli strumenti proposti dal Fisco, riducendo l’efficacia dell’iniziativa e complicando ulteriormente il rapporto tra cittadini e amministrazione finanziaria.
Le polemiche sollevate potrebbero spingere il governo a rivedere gli strumenti fiscali attualmente in uso. Il dibattito politico ha già messo in luce la possibilità di reintrodurre la “rottamazione” come alternativa più flessibile e meno invasiva rispetto al concordato preventivo. Tuttavia, l’obiettivo principale rimane quello di recuperare risorse fiscali per finanziare la riduzione dell’Irpef e alleggerire la pressione fiscale sui contribuenti. Resta da vedere se le critiche porteranno a una revisione del metodo o se l’Agenzia delle Entrate continuerà sulla strada intrapresa, cercando di massimizzare le adesioni con ulteriori comunicazioni e incentivi.