Fitto vara il suo gruppo al Senato. Ma anche Verdini è in campo
LA SCISSIONE Ma per la Camera per l’ex governatore della Puglia la strada è in salita in quanto servirebbero ancora 6-7 deputati dei “Conservatori e riformisti” di Barbara Acquaviti
di Barbara Acquaviti
Un primo passo è stato fatto, anche se in realtà è un mezzo passo. La scissione di Raffaele Fitto da Forza Italia è ormai ufficiale: al Senato infatti nasce il gruppo dei “Conservatori e riformisti”. Dodici i senatori che hanno aderito: Cinzia Bonfrisco, Francesco Bruni, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Tito Di Maggio, Pietro Liuzzi, i campani Ciro Falanga, Eva Longo e Antonio Milo, Lionello Pagnoncelli, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza. Con questi numeri ora è, sulla carta, possibile la costituzione di un gruppo autonomo, visto che a Palazzo Madama bastano 10 senatori. E così si assottiglia il numero dei senatori di Forza Italia che passa da 60 a 48. Ma l’operazione, diventata ormai inevitabile dopo lo strappo in Puglia, resta incompleta visto che l’eurodeputato non può ancora annunciare la creazione di un analogo gruppo alla Camera. “Proseguiamo gradualmente, stiamo andando avanti piano”, “il progetto politico” è “più importante degli aspetti operativi”, spiega Fitto. A questo punto l’ex Pdl, diventato poi Forza Italia, è probabilmente il gruppo che ha subito più scissioni dall’inizio della legislatura e non è detto che finisca qui.
Berlusconi, come ha più volte ripetuto, tira un sospiro di sollievo per questo addio che aspettava da tempo e questo sebbene la frantumazione del quadro sia sempre più in contraddizione con il motto “uniti si vince” sbandierato dai big azzurri. Dietro l’assenza di fretta di Fitto, comunque, c’è soprattutto un problema di numeri visto che a Montecitorio servirebbero 20 deputati e invece lo zoccolo duro dei fittiani si ferma a 13-14. Ma la situazione (e dunque anche i numeri) sono in divenire. Perché ciò che resta di Forza Italia dopo le Regionali è un partito sempre più lacerato: il cerchio magico, potendo cantare vittoria grazie all’affermazione di Toti e dei candidati piazzati in Campania e Toscana, si stringe ancora di più e così gli avversari diventano sempre più avversari. Con Fitto già fuori, resta la guerra intestina con Denis Verdini. Nel giro ristretto berlusconiano sono convinti che si sia chiusa un’era ma il senatore toscano non è certo abituato a stare a guardare.
E se c’è una cosa di cui si è sempre occupato quelli sono proprio i numeri. Anche lui, in queste ore, sta facendo i suoi conti. Nonostante le smentite, infatti, Verdini sta cercando di raccogliere truppe sia alla Camera che, soprattutto al Senato dove i suoi uomini potrebbero tornare molto utili a Renzi su molti provvedimenti, a cominciare dalle riforme. Ma la situazione è talmente magmatica che finisce per generare situazioni paradossali: una delle operazioni tentate negli ultimi tempi, infatti, è stata quella di saldare tra loro i due malcontenti, ovvero quello di Fitto e quello del senatore toscano e questo nonostante uno abbia avversato le riforme a spada tratta mentre l’altro sia l’ex garante del patto del Nazareno. Tra i pontieri, Saverio Romano che alla fine, tra i due ha però scelto di schierarsi con Verdini. E lo stesso vale per Giuseppe Galati. Ma nell’area “grigia” c’è almeno una decina di deputati di Forza Italia oggetto di corteggiamento dell’uno e dell’altro. In serata l’eurodeputato pugliese riunirà i suoi per fare il punto anche sui numeri. Si guarda però anche fuori dai confini del partito azzurro, soprattutto al gruppo Misto. Dato già per acquisito l’ingresso dell’ex Fdi, Massimo Corsaro, si stanno anche sondando alcuni ex grillini e i tre deputati tosiani.