Riforme pro-crescita e più ambizione nel risanamento dei conti pubblici. E’ la ricetta che il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), per bocca del suo direttore del dipartimento affari Fiscali Vitor Gaspar, suggerisce all`Italia anche alla luce degli ultimi dati che indicano un calo al rallentatore del debito pubblico tricolore. “Per quanto riguarda il debito pubblico italiano – ha detto Gaspar – nelle nostre previsioni appena pubblicate abbiamo un profilo con il rapporto debito pubblico/Pil che cala molto lentamente e resta ben al di sopra dei livelli di debito precedenti alla pandemia”.
“Siamo dell`avviso che se si vuole portare in basso il livello del debito pubblico in Italia – sottolinea l`alto esponente Fmi – due elementi sono cruciali. Il primo riguarda le riforme strutturali che aumenteranno la crescita potenziale in Italia che a sua volta è estremamente importante per diluire gradualmente nel tempo il debito pubblico. Ma devono anche ulteriori ambizioni in termini di risanamento dei conti pubblici in un`ottica di rafforzamento degli obiettivi delineati dal Governo italiano”.
Buone notizie arrivano invece dalle prospettive del Fondo Monetario sull’inflazione del Paese. Si raffredda, infatti, la corsa dei prezzi al consumo, con gli esperti che stimano che l’inflazione crescerà al 6% quest’anno, per poi frenare bruscamente al 2,6% il prossimo. In buona salute si mantiene anche il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione sostanzialmente stabile al 7,4% nel 2023 e al 7,3% nel 2024. Torna positiva la bilancia delle partite correnti, dell’1,2% del pil quest’anno e dell’1,4% il prossimo.
Intanto, il Fondo monetario internazionale chiede una nuova stretta della vigilanza sulle banche mondiali, allargandola anche a istituti più piccoli, e standard prudenziali più severi. Nel suo Global stability report, il Fondo, nel sottolineare i rischi, avanza una serie di suggerimenti per le autorità dei Paesi: stress test più «stringenti e granulari, anche per le banche più piccole», “pratiche di vigilanza più intrusive”, “azioni correttive” in tempi più brevi ed efficaci. Inoltre “gli standard prudenziali per il capitale detenuto contro i rischi da tassi di interesse dovrebbero essere” aumentati.
I tassi di interesse hanno portato benefici alle banche in termine di margine di interesse specie quelle che hanno tenuto bassi i rendimenti sui depositi e prodotti finanziari, tuttavia “un periodo esteso di alti tassi può anche essere associato a perdite sui crediti” dovuto alla difficoltà per famiglie e imprese a pagare le rate e al rallentamento dell’economia, scrive l’Fmi, sottolineando che dopo la tempesta dello scorso marzo dovuta agli istituti di credito americani e a Credit Suisse, il sistema bancario resta “largamente solido”.
Tuttavia lo stress test condotto su un campione allargato a 900 banche (visto che la recente esperienza dimostra come istituti più piccoli possono essere causa di rischi sistemici) evidenzia un aumento dei crediti deteriorati e del capitale nelle banche dei paesi avanzati. Uno scenario più severo di stagflazione poi porterebbe a «perdite severe» in grandi gruppi di Europa, Cina e Stati Uniti.