Mancano un centinaio di giorni al voto di novembre per le presidenziali negli Stati Uniti, e Donald Trump è indietro nei sondaggi. Il pericolo per l’inquilino della Casa Bianca si avverte anche qui in Texas, roccaforte repubblicana. A pesare c’è la gestione della crisi sanitaria, e la conseguente crisi economica; ma anche il comportamento sempre più imprevedibile di Trump. Sono in molti anche qui in Texas, lo Stato della dinastia Bush, lo Stato dei petrolieri, a ritenere che il moderato Joe Biden sarebbe il male minore.
Qualunque persona ragionevole ha finito le scuse per Trump già nel suo primo mese alla Casa Bianca dice Monica Haft, un’avvocata che aveva votato per lui. “Forse io e i miei amici siamo moderati, ma un repubblicano su due di quelli che conosco – beh siamo tutti disgustati, e imbarazzati”. Anche Anna Griffith ha votato repubblicano tutta la vita e ora intende votare per Joe Biden: “Ho problemi a credere a Trump. Ma soprattutto, quell’uomo è così arrogante che non si merita di essere un presidente, di nulla”.
Aubrey Teeter gestice un negozio a Garland: “Nelle piccole città” dice, “non credo che molta gente cambierà idea, per lo più voteranno come da tradizione, repubblicano”. Lo spera anche Rick Barnes, presidente del partito repubblicano nella contea di Tarrant, che punta alle ampie fasce rurali del Texas: “Resteranno rosso repubblicano – dice – e il campo di battaglia sarà proprio nelle campagne come a Tarrant”. Jane Hamilton, stratega del partito democratico a Dallas, spera che siano in tanti ad astenersi o addirittura votare Biden: “E’ lo scenario perfetto – dice- in una pandemia globale, per battere Trump”. Ma i repubblicani combatteranno fino all’ultimo voto per questo Stato che è considerato regno del Grand Old Party per diritto di nascita. Se il Texas diventasse democratico, o anche se qui Trump vincesse solo per il rotto della cuffia, la rielezione sarebbe molto difficile.