Frana A19, in Sicilia l’agricoltura in ginocchio. “Danni per circa 100 mila euro al giorno”

Secondo la Cia già le prime disdette di fornitura sono già arrivate. Immediata realizzazione della bretella che consentirà di riaprire il transito ai veicoli pesanti

Immediata realizzazione della bretella che consentirà di riaprire il transito ai veicoli pesanti per tutto il percorso della autostrada A19 Palermo-Catania e una compensazione sulla tassazione per le gravi perdite economiche “che già si registrano nel comparto agricolo e stimate al momento in qualche centinaio di migliaia di euro al giorno”. Sono le richieste avanzate dalla Confederazione Italiana Agricoltori di Palermo, dando voce alle aziende duramente colpiti dalla chiusura del tratto autostradale che va da Scillato a Tremonzelli. Gli imprenditori agricoli chiedono che si avvii la prossima settimana “una mobilitazione generale con tutti gli attori del comprensorio colpiti” e sono sempre più convinti di unirsi in una class action “contro chi, negli anni scorsi, non ha effettuato i lavori di manutenzione necessari a scongiurare quanto accaduto il 10 aprile scorso”.

Il divieto di transito ai tir con carico superiore ai 35 quintali e il lungo giro che gli autotrasportatori sono costretti a fare per raggiungere, passando da Messina, Palermo o Catania, “sta causando gravissimi danni all’economia siciliana, ma per il territorio delle Madonie la situazione si fa ancor più grave per una viabilità interna al collasso”. “I problemi sono diversi e riguardano tempi e costi – spiega il presidente provinciale della Cia Antonino Cossentino – Se prima un tir oltre le 35 tonnellate poteva viaggiare fra i territori madoniti e raggiungere l’autostrada, seppur con qualche difficoltà, adesso non si può più. Un carico di fieno, ad esempio, deve essere frazionato in dieci e più camion di minore carico e ciò fa lievitare notevolmente i costi che pongono i prezzi dei prodotti madoniti al di sopra della concorrenza del mercato”. Le prime disdette di fornitura sono già arrivate e l’aumento dei costi vale anche all’inverso. La notevole quantità di mangimi, ad esempio, che arrivava per il bestiame allevato in questi territori adesso costa molto di più. “Se non si trovano al più presto soluzioni immediate per fronteggiare una già pesante situazione di crisi – conclude Cossentino – c’è il pericolo che centinaia di aziende siano costrette a chiudere, con disastrose conseguenze per migliaia di famiglie”.