Sulle presidenziali francesi incombe un nuovo spettro: dopo mesi passati a paventare l’ipotesi ‘nera’ di un’affermazione a destra della Le Pen e del Front National, ora è l’antico spauracchio del comunismo ad agitare gli animi e da diversi parti viene lanciato l’allarme contro l’irresistibile ascesa del ‘comunista’ Jean-Luc Mélenchon. Politici e opinionisti sembrano convergere nel mettere in guardia l’elettorato dal fare una scelta estrema mentre i mercati reagiscono a modo loro (cioè andando male) ai sondaggi che vedono Melenchon ormai non più così lontano dal ballottaggio.
Ieri Macron e Fillon per una volta si sono trovati d’accordo nel fustigare il candidato di La France insoumise. A Besançon, Emmanuel Macron si è scagliato contro “il rivoluzionario comunista che era giù senatore socialista quando io ancora andavo al college”. Fillon, che sinora si è sempre scagliato contro Macron e- seppur in minor misura – contro la Le Pen, da ieri ha inserito tra i suoi nemici Melenchon. Da Marsiglia, Fillon ha detto: ” Credetemi, non sarà col programma comunista di Mélenchon o col ritorno al Franco della Le Pen, che l’economia francese tornerà a crescere”. Ma Melenchon, appunto, non è bersaglio esclusivo dei suoi concorrenti nella scalata all’Eliseo. Oggi Le Figaro lo attacca definendolo “il Chavez francese” mentre su France Inter si denuncia il pericolo “comunista”: “non siamo lontani dallo spauracchio dei carri armati russi del 1981”, rileva con sarcasmo il giornalista Patrick Cohen. Quanto ai mercati, ieri dopo l’ultimo sondaggio, lo spread con i bund tedeschi è risalito al 70%.