Al termine del secondo turno delle elezioni legislative in Francia, il presidente Emmanuel Macron non ha trovato alle urne la maggioranza “solida” che chiedeva. Le forze macroniste di Ensemble! hanno ottenuto 245 deputati, molto al di sotto della soglia di 289 necessaria per un governo stabile. Così il capo dello Stato sarà costretto ora a trovare nuovi alleati, e quindi a scendere a compromessi, per attuare un programma già reso obsoleto dai nuovi equilibri di potere in seno all’Assemblea Nazionale. “Una situazione senza precedenti” che “costituisce un rischio per il nostro Paese”, ha commentato a caldo la presidente del Consiglio, Elisabeth Borne, che è stata rieletta.
D’altro canto, il voto di ieri ha sancito il successo delle forze di opposizione al presidente, l’alleanza di sinistra Nupes di Jean-Luc Mélenchon e il Rassemblement national di Marine Le Pen. Secondo i risultati comunicati dal ministero dell’Interno, Nupes avrà 131 seggi, mentre la destra di Le Pen balza da otto deputati a 89. I Repubblicani hanno conquistato 61 seggi; la sinistra rimasta fuori dalla coalizione di Mélenchon avrà 22 rappresentanti. Fuori dall’Assemblea, invece, l’estrema destra di “Reconquête!”. Il tasso di astensione al secondo turno è stato del 53,77%, in aumento rispetto al record del primo turno (52,49%). La partecipazione ha raggiunto il 46,23%, contro il 42,64% del 2017 e il 55,4% del 2012.
“Questo non consente una netta maggioranza”, hanno osservato ieri sera fonti dell’esecutivo. “E’ un risultato deludente, ma non emerge nessun’altra maggioranza. Le elezioni legislative non rinnovano né le elezioni presidenziali né il mandato affidato al presidente sul suo programma”. Solo che, per attuarlo, gli accordi ora vanno cambiati, sottolinea Le Figaro. E Macron sembra averlo compreso già dopo i primi exit poll. “È determinato ad agire, forte del mandato conferitogli dai francesi e sereno, con la voglia di andare avanti per il Paese”, hanno assicurato i suoi principali collaboratori dopo un incontro all’Eliseo con Élisabeth Borne, Édouard Philippe, François Bayrou, Stanislas Guerini e Clement Beaune. Ma se lo schiaffo è duro per Macron, la vittoria è tiepida per Mélenchon. Il suo risultato, seppur positivo, è al di sotto delle aspettative. Ciò che pesa in Assemblea nazionale è però il fatto che a Nupes spetterà il ruolo di primo gruppo di opposizione. Potrà quindi rivendicare la presidenza della commissione Finanze, ma deve certamente rinunciare alla richiesta di occupare Matignon.
Chi può esultare è invece Marine Le Pen. La performance di Rassemblement national è eccezionale e senza precedenti nell’emiciclo. Intanti, il presidente dei Repubblicains (Lr), gli ex gollisti che hanno ottenuto 61 seggi, parlando con i giornalisti ha ribadito che il suo partito è “in opposizione al governo e a Emmanuel Macron”. “Non se ne parla neanche di un patto, o di una coalizione, o di un accordo di qualsiasi forma”, ha affermato Jacob. Il capo dello Stato “ha fratturato il Paese come mai prima d’ora, ha strumentalizzato gli estremi e messo la Francia nella situazione che conosciamo oggi”, ha aggiunto prima di concludere: “siamo in opposizione a En Marche, al Rassemblement national e all’estrema sinistra e rimaniamo su questa linea”.