Cronaca

Frode da 80 milioni su fondi agricoltura, sequestri in tre province

Maxi frode sui fondi per l’agricoltura in Sicilia e sigilli a patrimoni. Disposto il sequestro per equivalente di beni per 500.000 euro nei confronti di tre indagati di Capizzi (Messina), accusati, in concorso con altre cinque persone, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e riciclaggio, in riferimento a contributi comunitari per l’agricoltura erogati tramite l’Agea in favore di aziende a loro riconducibili. L’attività investigativa, ancora in corso nei confronti di centinaia di altri soggetti delle province di Enna, Catania e Messina, ha accertato assegnazioni di fondi indebite per oltre 80.000.000 di euro. Il provvedimento, dispoto dal Gip Elisabetta Mazza ed eseguito dal Corpo Forestale dello Stato e dalle Fiamme gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Enna, porta la firma della Procura della Repubblica di Enna, diretta dal procuratore Massimo Palmeri, nell’ambito di un più vasto filone di indagini coordinato dal sostituto Francesco Rio.

Secondo le risultanze dell’inchiesta “l’inadeguatezza dei controlli sull’agricoltura effettuati in questi ultimi dieci anni ha permesso la creazione di un sistema di frodi con utili paragonabili a quelli del traffico delle armi o della droga, ma con minori rischi dal punto di vista penale”. La Procura contestualmente ha proceduto all’applicazione di due misure cautelari dell’obbligo di presentazione. I falsi e le truffe sarebbero stati realizzati e agevolati grazie alla complicità dei Centri assistenza agricola, che permettevano che le credenziali loro assegnate dal Sistema informatico agricolo nazionale per l’inserimento e validazione dei dati contenuti nei fascicoli delle aziende agricole, e legate in modo esclusivo all’operatore del Caa o al responsabile di sede Caa, venissero utilizzate anche da terzi compiacenti. L’indagine, spiegano gli inquirenti, “conferma in modo inequivocabile che i soggetti interessati non solo utilizzavano indebitamente particelle catastali di terreni ricadenti nel territorio siciliano, ma dichiaravano anche il possesso o la proprietà di beni demaniali sia in Sicilia che in altre regioni d’Italia, attraverso la presentazione di falsi contratti di conduzione e dichiarazioni sostitutive”. Sviluppata un’attenta analisi sull’attribuzione ed il successivo passaggio dei titoli Agea, attribuiti dalla Riserva nazionale, che ha messo in evidenza una falla nel sistema di assegnazione e di attribuzione dei relativi contributi comunitari. La Procura di Enna sta verificando se esista o meno una regia comune in ordine alle consistenti truffe commesse.

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redazione