Fumata nera Camera su Consulta, Pd non esclude accordo con M5S
Possibili altri voti prima di Pasqua. Ma Fi: “Non se n’è parlato”. La partita dell’elezione dei giudici costituzionali è appena cominciata
di Paolo Barbieri
La partita dell’elezione dei giudici costituzionali è appena cominciata. I posti da coprire sono due, la seduta comune Camera-Senato oggi non ha prodotto nessun risultato. Quasi 500 assenti, schede bianche da Pd, Forza Italia e Lega, qualche decina di voti simbolici per i tre candidati M5S: i docenti universitari Franco Modugno e Silvia Niccolai e l’avvocato Felice Besostri, autore del ricorso vincente contro il Porcellum alla Corte costituzionale, sul quale hanno fatto convergere i loro voti anche i parlamentari di Sel. Secondo quanto raccontano concordi i parlamentari di maggioranza e di opposizione, prima di entrare nel vivo si dovranno fare altre due votazioni a vuoto, per portare a 507 voti (i tre quinti dei componenti l’assemblea) anche il posto di giudice recentemente “liberato” a causa dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Per quel posto, quello oggi era il primo scrutinio, vincolato quindi a una maggioranza dei due terzi dei componenti l’assemblea, mentre per la seconda poltrona si sono già tenute ventidue votazioni, che hanno bruciato svariati candidati in quota Fi. Dalla quarta votazione in poi, “lo schema per il Pd è un candidato di maggioranza e uno di opposizione, che potrebbe essere anche indicato dai 5 stelle”, mette in chiaro un parlamentare dem. Dal Pd c’è una sorta di veto su Besostri, affondatore del Porcellum, considerato un quasi certo nemico anche dell’Italicum, “ma se i grillini vogliono un giudice si discute insieme. E non come l’altra volta che Forza Italia ci ha fatto perdere un sacco di tempo”.
E fra i 5 stelle non tutti sembrano disposti a fare le barricate sul celebre avvocato di radici socialiste: “Gli altri due nomi che abbiamo espresso – osserva un parlamentare – hanno un profilo anche più alto”. Le fonti dem parlano di tempi stretti, “potremmo fare le altre due votazioni a vuoto anche entro Pasqua”, ma i 5 stelle guardano anche alla possibilità che il confronto si protragga fino a giungere a ridosso della scadenza (a luglio) di un altro mandato alla Consulta: quello di Paolo Maria Napolitano. A quel punto il discorso potrebbe aprirsi ad un pacchetto di tre nomine. “Ma se vogliono un accordo complessivo già ora, devono darci il nostro subito – dice una fonte parlamentare di ambiente M5S – e poi si votano chi vogliono a luglio”. “Noi non guardiamo a luglio, vogliamo eleggerne due adesso”, spiegano al Pd.
“Allora si ispirino al metodo Sciarra”, replica Danilo Toninelli, uno degli sherpa M5S in Parlamento. Il riferimento è alla giuslavorista di area Pd eletta alla Consulta con i voti dei parlamentari stellati. Sulla tempistica delle votazioni, tuttavia, potrebbe arrivare il freno del centrodestra. Con il patto del Nazareno che funziona a singhiozzo, e dopo tutti i candidati alla Corte in quota Fi bruciati finora, stavolta Silvio Berlusconi potrebbe essere tagliato fuori da un blitz Pd-M5S. Eppure il tema, sostiene un deputato Fi, “finora non è stato trattato neppure al tavolo di Arcore e palazzo Grazioli. Secondo me prima della metà di aprile le altre votazioni per abbassare il quorum non ci saranno, e si potrebbe davvero arrivare a giugno, quando si libera un altro posto alla Consulta”.