Salute e Benessere

Fumo, la Simg apre alle alternative alla sigaretta tradizionale

L’obiettivo resta quello di smettere di fumare. Ma di fronte a chi non ne è in grado o non ne ha il desiderio, il medico di base deve avere un atteggiamento di dialogo e di apertura verso le alternative alla sigaretta tradizionale. È quanto emerge dal 35esimo congresso nazionale della Simg, la Società italiana di Medicina generale delle cure primarie, riunitasi a Firenze. Di fronte all impossibilità o alla mancanza di volontà di smettere del tutto, hanno spiegato vari specialisti, è necessario prendere in considerazione valide alternative, come la sigaretta elettronica e i prodotti a tabacco riscaldato, che riducono il rischio di contrarre malattie fumo correlate.

“Il problema che ci siamo posti è che a fronte di una diminuzione del numero dei fumatori e di un aumento purtroppo delle patologie legate al fumo, occorre fare un intervento su quella fascia di popolazione che non riesce oppure non desidera smettere di fumare. E l atteggiamento che abbiamo assunto è prioritariamente di sviluppare tutti i sistemi che aiutano le persone a sospendere a smettere il fumo ma anche ad aiutare coloro i quali non riuscendo o non volendo devono essere protetti dal rischio rappresentato dal fumo tradizionale”.

Serve quindi una nuova alleanza con il paziente, ma per raggiungere questo obiettivo, bisogna incrementare ulteriormente la formazione del medico. Spiega Fabio Beatrice, direttore del Centro Antifumo San Giovanni Bosco di Torino: “Bisogna conoscere i device elettronici, i loro limiti, i loro vantaggi e bisogna poter creare nell ambito del processo di cura una vera alleanza col paziente fumatore nella speranza di poterlo portare all obiettivo finale che è la cessazione”.

Il primo passo rimane il consiglio di smettere del tutto, ma i fumatori che non ci riescono non devono essere lasciati a sé stessi. “Nella richiesta del paziente sul fumo digitale rispetto a quello analogico bisogna vedere comunque un momento di attenzione del fumatore per la propria salute. E questo è il seme che il medico deve cogliere e con cui deve lavorare”.

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