L’obiettivo di Narendra Modi era chiudere (quasi a tutti i costi) il G20 con una dichiarazione comune ed è stato raggiunto. Il “prezzo” è un equilibrismo sulla guerra in Ucraina: condanna per l’uso della forza, ma senza mai citare la Russia. “E’ stata fatta la storia”, scrive trionfalmente su X il padrone di casa, mentre la Russia parla di “posizione equilibrata”. Volodymyr Zelensky al momento non commenta, ma per il Ministero degli Esteri di Kiev non c’è “nulla di cui andare fieri”.
Nella dichiarazione, “in relazione alla guerra in Ucraina”, si dice dunque che “in linea con la Carta delle Nazioni Unite, tutti gli Stati devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza per cercare di acquisire territori contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato” e che “l’uso o la minaccia di uso di armi nucleari è inammissibile”. Quindi si chiede “a tutti gli Stati di sostenere i principi del diritto internazionale, compreso quello dell’integrità territoriale e della sovranità”. La Russia è citata quando si parla dell’accordo sul grano, che deve avere “piena, tempestiva ed efficace attuazione”, così come “la promozione dei prodotti alimentari e dei fertilizzanti russi”.
Per il resto, nelle 37 pagine messe a punto in una lunghissima trattativa, si parla di economia con la preoccupazione per le “crisi a cascata” che causano problemi per la crescita economica globale, che è “inferiore alla media di lungo periodo” e “disomogenea”, con una “elevata” incertezza sulle prospettive. In questo contesto servono “politiche monetarie, fiscali, finanziarie e strutturali ben calibrate”, “politiche per promuovere la crescita” e “ridurre le disuguaglianze”. È anche una “necessità” la riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio, “per migliorare tutte le sue funzioni attraverso un processo inclusivo e guidato dai membri”. Anche il Fondo monetario internazionale deve cambiare, ma restando “forte, basato sulle quote e dotato di risorse adeguate, al centro della rete di sicurezza finanziaria globale”. Di una riforma – passando alla politica – c’è bisogno anche per le Nazioni Unite che “devono essere reattive verso tutti i membri, fedeli alle finalità fondative e ai principi della sua Carta e adattate per esercitare il proprio mandato”.
Per l’ambiente è riconosciuta “la necessità di maggiori investimenti globali per raggiungere i nostri obiettivi climatici dell’accordo di Parigi” ed è garantito lo sforzo per “triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale attraverso obiettivi e politiche esistenti, nonché dimostrare ambizioni simili rispetto ad altre tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese le tecnologie di abbattimento e rimozione, in linea con le circostanze nazionali entro il 2030”. Altro tema toccato quello delle migrazioni. I Paesi del G20 hanno riaffermato oggi il loro “impegno a sostenere i migranti, compresi i lavoratori migranti e i rifugiati”, nello sforzo “verso un mondo più inclusivo, in linea con le politiche nazionali, le legislazioni e le circostanze”, “garantendo il pieno rispetto dei diritti umani e delle loro libertà fondamentali indipendentemente dal loro status migratorio”.
Riconosciuta anche “l’importanza di prevenire i flussi migratori irregolari e il traffico di migranti, come parte di un approccio globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare” e “di rispondere ai bisogni umanitari e alle cause profonde degli sfollamenti”. Domani la chiusura del vertice, che ha visto oggi l”allargamento’ del formato all’Unione africana, diventata “membro permanente”. “Rafforzerà il G20 e rafforzerà anche la voce del Sud globale”, ha commentato Modi, mentre il presidente dell’UA Azali Assoumani ha ringraziato “di cuore” a “nome del continente africano”. askanews