G7 a Lucca, Italia cerca mediazione tra Usa e Russia su Siria. Atteso anche Rex Tillerson

G7 a Lucca, Italia cerca mediazione tra Usa e Russia su Siria. Atteso anche Rex Tillerson
10 aprile 2017

Sconfiggere l’Isis e allontanare Bashar al Assad dal potere in Siria. Dopo i 59 missili da crociera Tomahawk che Donald Trump ha deciso di lanciare contro una base del regime di Damasco, la diplomazia è chiamata a discutere quelle che Washington – almeno da tre o quattro giorni – considera le sue “priorità” in politica estera. A Lucca, dove oggi iniziano i lavori dei ministri degli Esteri del G7, è atteso anche Rex Tillerson, che ha confermato la sua missione in Russia, il 12 aprile, nonostante le relazioni con il principale alleato di Assad siano tornate ad essere tese come mai in questi ultimi mesi. I ministri di Italia, Germania, Francia, Regno unito, Canada e Giappone avranno l’opportunità di discussioni “aperte, dirette e franche” – durante i lavori ufficiali e nei diversi incontri bilaterali che le delegazioni stanno mettendo a punto in queste ore – con il segretario di Stato americano, a poche ore dalla sua partenza per Mosca, e potranno anche misurare l’ampiezza delle tensioni diplomatiche che negli ultimi giorni hanno caratterizzato i rapporti tra la Russia e il Regno unito, principale alleato di Washington nel Vecchio continente. All’Italia, e al suo ministro Angelino Alfano che presiederà i lavori, spetterà un delicato lavoro di mediazione, anche in virtù della tradizionale cauta posizione del nostro Paese nei confronti del Cremlino, ingombrante convitato di pietra del vertice in Toscana.

La riunione ministeriale sarà dunque l’occasione per uno scambio di vedute su questioni di sicurezza e politica globale, che possano spianare la strada al summit del G7 del 26 e 27 maggio a Taormina, in Sicilia, al quale parteciperà lo stesso Trump. Washington – hanno riferito fonti del Dipartimento di Stato ad askanews – si aspetta che tra i temi in agenda ci siano “gli sforzi per sconfiggere l’Isis e l’impegno condiviso del G7 su questo fronte”. Nella notte italiana, in un’intervista alla Cbs, Tillerson ha spiegato che proprio la sconfitta del gruppo dello Stato islamico e del suo sedicente califfato rappresenta “la prima priorità” degli Usa, e consentirebbe l’eliminazione di una minaccia “per la stabilità di tutta la regione mediorientale”. Solo dopo, è opinione di Washington, si potrà puntare alla stabilizzazione del Paese, una stabilizzazione che passa per l’addio al potere di Assad e per l’inevitabile ruolo di Mosca. Sul presidente siriano si è espressa nelle ultime ore l’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley, molto ascoltata alla Casa bianca. “Non c’è alcuna opzione che prevede una soluzione politica con Assad a capo del regime”, ha detto. “Ciò che accadrà in Siria dipenderà da come ognuno risponderà a ciò che è accaduto, e se si farà in modo che ci si cominci a muovere verso una soluzione politica, per trovare la pace in quell’area”. Un richiamo implicito a Teheran e a Mosca, che sostengono il regime. Richiamo che appartiene allo stesso Tillerson. Gli Stati uniti “sperano che la Russia scelga di giocare un ruolo costruttivo”, “sostenendo il cessate il fuoco, attraverso i suoi negoziati ad Astana, ma anche a Ginevra”, nel quadro dei colloqui mediati dalle Nazioni unite. “Quando riusciremo ad attuare il cessate il fuoco nelle zone di stabilizzazione in Siria, speriamo ci siano le condizioni necessarie per avviare un dialogo politico utile”.

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Al dialogo dovrà partecipare certamente l’Unione europea (rappresentata a Lucca dal capo della diplomazia Federica Mogherini), che nelle parole del ministro Angelino Alfano ha però “un’altra partita da giocare, quella della ricostruzione”. Un impegno che sarà possibile perseguire solo dopo avere instaurato nel Paese “un cessate il fuoco effettivo e duraturo”. E all’interno dell’Ue (o al di fuori, quando la Brexit sarà effettiva) anche il Regno unito, diventato però interlocutore spigoloso per Mosca. O viceversa. Londra ha appena annunciato di avere annullato la prevista visita in Russia del suo ministro degli Esteri Boris Johnson in ragione di quanto sta accadendo in Siria e per bocca del titolare della Difesa Michael Fallon ha accusato la Russia di “responsabilità indiretta” nella strage provocata dal presunto attacco chimico a Khan Sheikhun. Dalle parti del Cremlino non hanno nascosto un certo fastidio. Questa decisione “conferma ancora una volta i nostri dubbi circa il valore del dialogo con gli inglesi, che hanno delle posizioni proprie sulla maggior parte dei principali temi di attualità, e nessuna vera influenza sul corso degli eventi, vivendo all’ombra dei loro partner strategici”, ha commentato il ministero degli Esteri russo. All’Italia, almeno durante la due giorni di Lucca, spetterà il compito di tenere serrati i ranghi, provare a ricucire gli strappi, individuare soluzioni di compromesso da proporre alla controparte russa. Il nostro Paese è da tempo sostenitore dell’esigenza di non isolare la Russia, una posizione che potrà essere rappresentata, oltre che da Alfano ai colleghi del G7, anche dal presidente Sergio Mattarella, che più o meno nelle stesse ore sarà impegnato in una delicata visita a Mosca.

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L’inquilino del Colle sarà il primo capo dello Stato ad essere ricevuto a Mosca dopo i raid di Trump sulla Siria e le conseguenti tensioni diplomatiche. D’altra parte il Governo italiano segue con la massima attenzione tutti gli sviluppi nel Mediterraneo – non solo in Siria -, tenuto conto dei suoi molteplici e diretti interessi alla sicurezza e alla stabilità della regione. Non a caso, prima che la crisi siriana si proponesse come argomento principale dei colloqui, tra i temi in discussione figuravano – e continuano ad esserci – le crisi in Iraq, Libia, Russia, Ucraina e la situazione dei flussi migratori dall’Africa. Intenzione di Alfano è ribadire la centralità del Mediterraneo, crogiolo di popoli e luogo di incontro di tensioni e opportunità, e compattare il sostegno all’accordo politico di Skhirat sulla Libia e per un dialogo politico inclusivo e una riconciliazione nazionale intesi alla ricostituzione di istituzioni statali solide, in grado di garantire, tra l’altro, una migliore gestione dei flussi migratori e una maggiore capacità di contrasto delle attività criminali. Un’attenzione particolare sarà infine dedicata alla Corea del Nord e alle sue reiterate provocazioni contro l’intera comunità internazionale, con la recente allarmante espansione del suo programma balistico e nucleare. Pyongyang ha definito l’attacco Usa in Siria sufficientemente grave da giustificare l’uso dell’arma nucleare. In tutta risposta, gli Stati uniti hanno dato ordine alla sua flotta nel Pacifico di fare rotta verso la penisola coreana: “la minaccia numero uno nella Regione”, ha detto un alto ufficiale del Pentagono, “resta la Corea del Nord, in ragione del suo programma missilistico irresponsabile, destabilizzante e imprudente e della sua ricerca di armi nucleari”. (foto Palazzo Ducale, sede prescelta per gli incontri principali del meeting internazionale)

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