Gas, scommessa vinta da Eni mentre concorrenti arretrano da super progetti
La scoperta da parte di Eni di un enorme giacimento di gas, categoria “supergiant” al largo delle coste egiziane è doppiamente preziosa perché, al di là del grande valore economico, segna un risultato messo a segno controcorrente mentre i principali concorrenti del colosso petrolifero italiano stanno arretrando dai super protetti di ricerca per tagliare i costi. Grandi società come Total, che ha appena venduto per 800 milioni di euro le attività di gas nel mare del Nord e Chevron, stanno infatti abbandonando o ritardando costosi megaprogetti, rinviando decisioni su investimenti e riducendo esposizioni considerate troppo rischiose in uno scenario connotato da un forte calo dei prezzi petroliferi, ai minimi da 6 anni. In particolare va ricordato il caso di Total, che negli ultimi quattro anni aveva compiuto i suoi maggiori investimenti della sua storia, trivellando in aree del pianeta dove è costoso e difficile esplorare la presenza di idrocarburi. E che ora guida la `retromarcia` da questo sentiero insieme a giganti petroliferi come Bp e Royal Dutch Shell per contenere i costi e vendere attività per riequilibrare i conti.
“Dobbiamo contenere i costi dal momento che non possiamo contare sul fatto che i prezzi petroliferi continuino a crescere”, aveva detto nel giugno 2014 l`amministratore delegato di Total Christophe de Margerie avvertendo che alcuni progetti sarebbero stati ritardati o addirittura abbandonati se non fossero stati trovate strade per tagliare i costi”. Oltre al Mare del Nord nel maggio 2014 la stessa Total aveva per esempio venduto la sua quota del progetto per l`estrazione di gas denominato Shah Deniz 2, nel mar Caspio al largo dell`Azerbaigian, sopo poche settimane dopo che anche il gruppo pubblico norvegese Statoil aveva venduto. Un`inversione di tendenza negli investimenti in grandi progetti di esplorazione petrolifera, anche in presenza di successi come quello di Eni appare comunque improbabile, se solo si considera che i prezzi del greggio restano ancora molto bassi. Nella seduta di venerdì ad esempio a New York i prezzi della qualità Wti sono scesi al di sotto dei 40 dollari al barile, un livello che non veniva toccato dal 2009, a causa dell`eccesso di offerta di greggio e dell`indebolimento dell`apparato produttivo cinese, la “fabbrica del mondo”. I prezzi del petrolio Usa nelle ultime 8 settimane, tutte in ribasso, sono calati del 33%, la più lunga successione di cali settimanali dal 1986.