Cultura e Spettacolo

Gassman, Giallini, Tognazzi contro la banda della Magliana di Leo

La storia della banda della Magliana diventa lo spunto per una commedia, che è anche un film d’azione, con molti richiami ai polizieschi degli anni Settanta-Ottanta, e un nostalgico tuffo nel passato. Per “Non ci resta che il crimine”, nei cinema dal 10 gennaio, Massimiliano Bruno ha voluto Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi per interpretare tre amici in difficoltà che si ritrovano all’improvviso catapultati nella Roma del 1982 e devono fronteggiare la banda di Renatino De Pedis, interpretato dal cattivissimo Edoardo Leo, fidanzato con l’avvenente Ilenia Pastorelli.

Il regista spiega: “La banda della Magliana da noi era una cosa che si sentiva ogni tanto ma la conoscevano in pochi, con Romanzo Criminale De Cataldo ha sdoganato l’archetipo dell’eroe cattivo ma che viene amato dal pubblico che è quello che è successo in moltissimi film americani. Quindi ha sdoganato l’antieroe, che è diventato l’idolo dei ragazzini. A questo punto, secondo Bruno, quest’antieroe si poteva anche prendere in giro con un film che coniuga vari generi.[irp]

“Nel cinema mescolare i generi in questo momento è un tentativo di trasformazione, di ricerca, anche nella commedia che è un genere pop, cercare di provare a capire se c’è qualcosa di diverso. Personalmente l’ho fatto facendo questa commistione”. Per gli attori il film è stato anche un divertente tuffo nel passato, nei loro anni ’80. “Personalmente – ha detto Gassmann – mi sono molto emozionato in una scena breve, un passaggio in cui io, Marco e Tognazzi mangiamo il famoso ghiacciolo arcobaleno e io dico una frase che condiviso ‘le cose più buone non le fanno più’. Le cose apparentemente sembravano andare meglio, l’economia andava a gonfie vele, non c’erano problemi economici, non c’era il terrore dello straniero.

“Quando ho fatto la prima prova della parrucca – ha spiegato Edoardo Leo – e avevo delle dolorossissime extension che non auguro neanche al mio peggior nemico. Rivedermi con quei capelli, mi sono rivisto a 16 anni, proprio ce li avevo identici. Dico: ma veramente andavo in giro così io? Con questa cofana in testa?”. Tognazzi: “Nell’82 io ero pieno di capelli lisci, grassi, perché ero abbastanza grasso, però ho un ricordo di grande nostaglia perché avevo la fortuna di poter vivere con Ugo una condivisione continua con persone del cinema e non solo, perché casa nostra era una casa aperta, c’era sempre un via vai, un grande movimento, che forse negli anni anche nella nostra categoria si è un po’ perso”.

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redazione