Dopo una settimana di violenze nella Striscia di Gaza e nel Sud del territorio dello Stato ebraico un accordo di cessate il fuoco, mediato dall’Egitto, è stato raggiunto tra funzionari palestinesi e Israele, entrando in vigore intorno alle 3.30 della notte tra domenica 5 e lunedì 6 maggio 2019. Le violenze tra le due parti, finora hanno provocato un bilancio complessivo di almeno una trentina di morti. L’esercito israeliano ha annunciato di aver rimosso le restrizioni di sicurezza imposte per le comunità della parte meridionale del Paese. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, però, ha fatto sapere che l’attacco su Gaza non si è ancora del tutto esaurito, nonostante l’annuncio della tregua.
“Negli ultimi due giorni Hamas e la Jihad islamica sono stati raggiunti da potenti colpi – ha ammesso Netanyahu – abbiamo attaccato più di 350 obiettivi a Gaza. L’obiettivo era e rimane quello di garantire la sicurezza dei residenti nel Sud d’Israele. Alle famiglie delle persone uccise porgo le mie condoglianze, ai feriti auguro una pronta guarigione”. Il primo ministro palestinese, Mohammed Shtayyeh, invece, ha fortemente condannato l’attacco, facendo appello a un intervento dell’Onu. “Il governo chiede l’immediato intervento delle Nazioni Unite per fermare quest’aggressione e impedire nuove azioni – ha detto – oltre a offrire protezione internazionale alla nostra gente nella Striscia di Gaza. Il governo palestinese ritiene che la comunità internazionale non possa rimanere in silenzio nei confronti dei crimini degli israeliani contro i civili”.
Il presidente americano, Donald Trump ha, invece, scritto su Twitter che “gli Stati Uniti sostengono Israele al 100% nella difesa dei suoi cittadini”. “Questi atti terroristici contro Israele non porteranno a nulla se non ulteriore miseria – ha aggiunto, con un altro tweet indirizzato al popolo di Gaza – basta con la violenza e lavorare per la pace. Può accadere”. Al momento il bilancio complessivo delle vittime dei raid è di almeno 31 morti; 170 i feriti. Secondo fonti mediche citate dall’agenzia Wafa, i cadaveri delle ultime due vittime sono stati estratti nella mattinata del 6 maggio dalle macerie della casa in cui vivevano a Beit Lahia, nella parte nord della Striscia di Gaza.