Un ruolo più attivo nel mondo, in un momento di grandi sfide geopolitiche dagli esiti incerti. L’obiettivo, emerso durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, è ambizioso. L’Europa vuole contare di più, rafforzare il suo pilastro nella Nato, giocare un ruolo da protagonista nella soluzione a due delle principali crisi in corso: l’Ucraina e la guerra a Gaza.
Un progetto a breve, media e lunga scadenza, che richiede un grande sforzo ai singoli Paesi membri e alle istituzioni comunitarie, tra l’altro alla vigilia delle prossime elezioni europee: superare le divergenze, andare oltre gli interessi nazionali, sposare un approccio davvero unitario e comunitario. Una sfida che, guardando proprio ai conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, richiede anche di aprire le porte a una maggiore cooperazione e integrazione dei programmi di sviluppo, soprattutto nel settore della sicurezza e della Difesa. Un piano, quello dell’Ue, che la notizia della morte di Aleksei Navalny, in un carcere della Russia, ha solo rafforzato emotivamente. Magari compattando i ranghi contro chi è stato additato dai più come il vero responsabile del decesso dell’oppositore russo: il leader del Cremlino, Vladimir Putin.
“Guerra lunga e intensa”
Nell’ultimo giorno di colloqui a Monaco, è l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell a confermare le ambizioni europee. D’altra parte, ha spiegato il diplomatico spagnolo, l’Unione deve “prepararsi a un lungo periodo di tensioni con la Russia” che potrebbe “essere tentata di aumentare le sue provocazioni politiche e militari contro Paesi della Nato”. La Russia di Putin rappresenta “un problema”, “una sfida enorme” per tutta l’Europa, non solo per l’Ucraina, che certo va aiutata, “militarmente ed economicamente”. E’ la posizione di Borrell, ma anche quella del G7, che ieri si è riunito in una ministeriale informale dei ministri degli Esteri, sotto la presidenza italiana. Questa è “una guerra lunga e intensa” e – sostiene l’Alto rappresentante – bisogna anche cominciare a ragionare su quanto e come gli Stati Uniti saranno disposti a occuparsi della sicurezza europea. L’Ue non può farsi cogliere impreparata. E soprattutto divisa.
“Qui vedo che c’è una dispersione di approcci e che molti Stati membri vogliono giocare il proprio gioco”, ha avvertito Borrell, invitando a remare tutti nella stessa direzione. Inevitabile pensare anche a un’industria della Difesa comune. “E’ importante che ci siano investimenti”, ha confermato, ricordando che il futuro di questa guerra sarà deciso da “droni e intelligenza artificiale”. Certo, le munizioni – che Volodymyr Zelensky e Dmytro Kuleba hanno chiesto con insistenza durante i loro interventi a Monaco -, “restano molto importanti”. E allora bisognerà fare “di più e più velocemente”, è l’invito che arriva dalla città Bavarese. Serve, insomma, dare un segnale di solida unità, tanto più necessaria, secondo i vertici europei, se l’Ue vuole giocare un ruolo anche per la soluzione della crisi in Medio Oriente. La domanda è se esiste uno spazio politico affinché l’Europa possa sostenere una soluzione a due Stati. Borrell ritiene che questo sia possibile, ma solo se non ci saranno crepe e approcci differenti.
Netanyahu non molla su Rafah
La soluzione al conflitto appare ancora lontana. Il principale mediatore per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha ammesso che i negoziati negli ultimi giorni non sono andati come previsto. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato ieri di non voler rinunciare a un’offensiva militare su Rafah, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato un veto al Consiglio di sicurezza su una risoluzione presentata dall’Algeria che richiede il cessate il fuoco a Gaza. Eppure il cessate il fuoco è proprio ciò che serve adesso ai civili palestinesi, ha spiegato il premier dell’Anp, Mohammad Shtayyeh. La popolazione palestinese è “frustrata, arrabbiata, affamata”. I palestinesi “hanno bisogno della fine dell’occupazione” e “di vivere liberi”, ha commentato, prima di richiedere l’immediato rilascio degli ostaggi e accusare Netanyahu di non voler porre fine alla guerra.
“Non ha ottenuto nulla fino ad ora. E intanto sono state uccise 28.000 persone. La situazione è molto seria. Tutti dovrebbero ritenere Israele responsabile per quello che sta succedendo”, ha spiegato Shtayyeh, annunciando che le fazioni palestinesi si riuniranno a Mosca, su invito della Russia, il prossimo 26 febbraio. L’Anp è pronta a impegnarsi per l’unità di tutti i palestinesi, non è ancora chiaro – secondo Shtayyeh – se lo farà anche Hamas. Di certo c’è che il Cremlino ha già mosso le sue pedine. E l’Europa sembra in ritardo. “Dobbiamo promuovere una soluzione politica” con “un approccio globale, che comprende non solo Gaza ma anche la Cisgiordania”, “il vero ostacolo alla soluzione dei due Stati”, ha detto Borrell. L’ennesima dichiarazione d’intenti. L’Anp si attende altro: “è ora di passare dalle parole ai fatti”. askanews