Gela come Libia, pronti a “rivoluzione”

Continua senza sosta la protesta dei lavoratori dell’Eni di Gela. Per loro il rischio di perdere il posto di lavoro si fa sempre più concreto, dato i segnali non incoraggianti che arrivano dal gruppo petrolifero. L’indotto, tuttavia, non ce la fa più e annuncia i primi licenziamenti. La societa’ ‘Riva e Mariani’, infatti, impresa appaltatrice che opera nel settore della coibentazione e dell’isolamento termico di apparecchiature e tubazioni, ha annunciato il licenziamento di 15 dei suoi 40 dipendenti. E così i lavoratori sono pronti a una rivolta come in Libia. Eloquente un comunicato diramato dal ‘coordinamento per la difesa della raffineria di Gela’. “Nel 2013, per ben due volte, i rivoluzionari in Libia e i sommovimenti politici, hanno causato l’interruzione del gasdotto Green Stream, costringendo l’Eni e il governo italiano a intervenire. Oggi a Gela c’e’ una battaglia civile, non meno motivata e determinata: quella per il lavoro e lo sviluppo. Non vorremmo che per attirare l’attenzione del governo italiano fossero necessari fatti eclatanti come quelli avvenuti al gasdotto in Libia, dove una rivoluzione ha azzerato le istituzioni del Paese”. Un vero e proprio ultimatum sia al governo Renzi sia all’Eni. Insomma, dicono i lavoratori, “se a Roma vogliono la rivolta, come in Libia siamo pronti a scendere in campo, per difendere il lavoro e il sostentamento delle nostre famiglie”. In sostanza, al gruppo petrolifero si chiede la conferma del piano di investimenti pari a 700 milioni di euro e l’avvio di almeno una delle tre linee di produzione.

Intanto, si programmano manifestazioni, veglie, preghiere e una inedita riunione itinerante dei Consigli comunali di diversi centri davanti al “Green Stream”, il metanodotto Libia-Italia che serve di gas l’Italia e l’Europa e di cui Eni e’ proprietaria al 75%. Sono le iniziative annunciate per i prossimi giorni dallo stesso Coordinamento nato venerdi’ sera dopo il Consiglio comunale straordinario aperto a sindacati, istituzioni, lavoratori e cittadini, e a seguito delle proteste di Cgil, Cisl e Uil che per prime avevano posto la questione della difesa della Raffineria. Il ‘coordinamento per la difesa della Rafineria di Gela’ e’ composto dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, della giunta comunale di Gela e del consiglio comunale. Il coordinamento ha in cantiere due iniziative: la convocazione per domani, del Consiglio comunale straordinario da parte di tutti i comuni del comprensorio che si sono dati appuntamento davanti ai cancelli del “Green Stream”, il gasdotto “Italia-Libia”, a cui parteciperanno, tra gli altri, i consigli comunali di Gela, Butera, Niscemi, Mazzarino, Sommatino, Vittoria, Acate e Priolo e la deputazione. L’altra iniziativa e’ la giornata di preghiera di giovedi’ prossimo, preceduta da una veglia con digiuno, indetta dal vescovo della Diocesi, monsignor Rosario Gisana, che ha gia’ inviato in questi giorni una lettera, che e’ stata letta in tutte le celebrazioni eucaristiche delle chiese della Diocesi.

Anche il sindaco della città nissena scende in campo. “Gela dice basta all’abbandono insensato di un intero territorio – dice Angelo Fasulo -. La citta’ grida a gran voce la necessita’ di una lotta compatta a salvaguardia del lavoro. Basta al silenzio ed al disimpegno”. Per il primo cittadino, “il ‘Caso-Gela’ non puo’ piu’ essere considerato un caso circoscritto, ma un caso che rappresenta la crisi del sistema dell’industria della raffinazione che coinvolge la Sicilia e l’Italia intera. Proprio per questo – conclude – e’ inaccettabile il silenzio assordante della politica e dell’imprenditoria a tutti i livelli sulla ‘questione Eni'”.

I sindacati hanno proclamato uno sciopero nazionale nei siti Eni italiani contro la decisione dell’azienda di chiudere la raffineria di Gela e cancellare i 700 milioni di investimento che erano stati previsti. In merito allo sciopero nazionale nei siti Eni italiani a sostegno del “caso Gela”, la Filctem-Cgil puntualizza in una nota che “eventuali iniziative di mobilitazione verranno prese nel corso del coordinamento nazionale Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil del Gruppo Eni, gia’ convocato a Roma il prossimo 18 luglio”.

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