Oltre diecimila persone, secondo i sindacati, hanno sfilato in corteo a Gela, in difesa della raffineria. Non solo lavoratori, e neanche soltanto esponenti dei sindacati, che hanno organizzato la manifestazione, ma tantissimi cittadini e le rappresentanze istituzionali della provincia di Caltanissetta.
“E’ indubbio che il piano che l’Eni ha presentato e’ particolarmente pesante oltre che sbagliato rispetto a tutto il Mezzogiorno – ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, presente alla manifestazione -. Questa e’ esattamente una delle ragioni per cui chiediamo invece all’Eni una politica industriale di sviluppo che parta dal salvaguardare questo territorio e questa raffineria che e’ uno dei territori piu’ infrastrutturato d’Italia”.
A Gela presente anche il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, per il quale la manifestazione “e’ stata una risposta forte, decisa, di una citta’ e di lavoratori consapevoli, ai quali si sono stretti attorno altre maestranze della Sicilia, i sindacati, le istituzioni”.
“L’Eni – ha detto Crocetta – deve fare i conti con questa resistenza, che non sara’ breve ma di lunga durata, perche’ non possiamo permettere l’abbandono di una citta’ che viene spremuta come un limone e poi gettata via”. Per il segretario provinciale della Uil, Salvatore Pasqualetto, “l’Eni continua a sfruttare con profitto il territorio e dunque non puo’ abbandonare Gela perche’ qui estrae 16 milioni e 200 mila litri di petrolio al giorno, per un valore annuo di un miliardo e 620 milioni”. Per il sindaco della città nissena, Angelo Fasulo, e’ a rischio non solo il posto di lavoro per ciascun dipendente, ma il futuro stesso della citta’. “Non permetteremo queste scelte insensate che non hanno nemmeno una logica economica. – ha concluso Fasulo -. Subiamo il tradimento per la cancellazione di un piano di sviluppo che solo un anno fa avevamo costruito insieme all’Eni”.
Un appello all’Eni a tornare sui propri passi, un messaggio al governo Renzi. E la proposta al governo regionale di utilizzare le royalties petrolifere incassate, per lo sviluppo delle aree interessate. E’ l’appello della Cisl Sicilia lanciato da Gela dal segretario Maurizio Bernava. “Non lasciateci soli”, ha esortato il segretario cislino, che ha aggiunto: “Mi rivolgo all’Eni che deve fare di piu’: deve tornare sui suoi passi, ripartire dall’accordo del 2013 e dal piano industriale che era alla base dell’intesa siglata in prefettura da tutte le parti sociali, dalle istituzioni e dall’azienda. Investire i 700 milioni del piano concordato. L’Eni deve rimettere subito in moto gli impianti per riportare serenita’ a questi lavoratori, a questa societa’ e a questo popolo, avviando un confronto nel segno del reciproco ascolto”.
Domani, martedi’ 29 luglio, e’ sciopero generale dei lavoratori di tutte le aziende del Gruppo Eni (impianti di raffinazione, produzione e perforazione, impianti chimici e petrolchimici, sedi direzionali, depositi, uffici commerciali e amministrativi, aziende territoriali), oltre allo sciopero di due ore di tutti gli impianti di raffinazione presenti sul territorio nazionale. Sempre domani, nella stessa giornata dello sciopero, si tiene una manifestazione/presidio a Roma, alle 15, davanti Montecitorio.
“Solidarieta’ e pieno sostegno a nome di tutti i siciliani alla lotta che stanno portando avanti i lavoratori del petrolchimico di Gela e del suo indotto” vengono manifestati dal sindaco di Palermo e presidente dell’AnciSicilia, Leoluca Orlando. “Se l’Eni decidesse di ridimensionare la sua presenza in Sicilia – ha affermato Orlando – sarebbe un fatto gravissimo e inaccettabile. Il governo nazionale dovrebbe assumersi le sue responsabilita’ come azionista dell’Eni e intervenire a difesa dei livelli occupazionali del Mezzogiorno”.
“Massima solidarieta’ ai lavoratori che oggi hanno manifestato a Gela in difesa dei propri posti di lavoro per la paventata chiusura della raffineria dell’Eni”. Ad esprimerla e’ il vicepresidente della V Commissione dell’Ars, Mariella Maggio, ribadendo che “e’ giunto il momento in cui il Governo regionale indichi le scelte che potrebbero avviare una riconversione produttiva di siti a rischio o che hanno cessato la propria attivita’, considerato che i vari contratti di programma sono rimasti finora inattuati”.