Il gelo brucia le campagne, milioni di danni. Ma la neve fa sperare contro Xylella
Migliaia di ettari di verdure pronte per la raccolta bruciate dal gelo, serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz’acqua perché sono gelate le condutture, ma anche aziende e stalle isolate che non riescono a consegnare il latte quotidiano e le verdure. E’ quanto emerge dal primo desolante bilancio elaborato dalla Coldiretti sugli effetti del maltempo che ha colpito pesantemente le campagne delle regioni del centro sud dove si contano già milioni di euro di danni, ma anche un forte aumento dei costi per il riscaldamento delle serre. Il gelo ha colpito piu’ duramente in regioni come la Puglia e la Basilicata dalle quali provengono una buona parte degli ortaggi consumati dagli italiani con le forniture che sono ora a rischio. Non sono solo colpiti pero’ gli ortaggi invernali in campo, come piselli e carciofi bruciati dal gelo, ma anche – sottolinea la Coldiretti – gravi i danni si sono verificati sugli agrumeti così come per i vigneti di uva da tavola che hanno ceduto sotto il peso della neve.
Anche Slow Food, in vista degli effetti negativi sul mercato dell’ondata di freddo, ricorda che è però possibile fare scelte che permettano di mantenere un buon equilibrio tra qualità e prezzo. Scegliendo ad esempio ciò che si produce o si è già raccolto al Centro e al Nord: cardi, carote, cavoli, radicchi, patate, porri, radici amare, rape e zucche. Inaspettatamente, in questo quadro, si apre una speranza per gli ulivi in Puglia. “Il batterio della Xylella fastidiosa non teme la neve né l’inverno rigido perché vive tranquillo nei vasi dove circola la linfa delle piante, di fatto protetto dalle intemperie. Ma l’abbassamento repentino delle temperature e la neve possono uccidere i vettori, quegli insetti che propagano la fitopatologia che tanti danni ha creato all’olivicoltura del Salento. Il maltempo dunque non ha vantaggi diretti nel contrasto alla Xylella ma indiretti sì, nella misura in cui la neve uccide gli insetti che la diffondono”, ha detto Pio Federico Roversi, ricercatore entomologo del Centro ricerca di Difesa del Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.
Gli insetti vettori, perlopiù le cosiddette “sputacchine”, “non vanno in letargo, vivono all’aperto e non cercano rifugi – spiega l’entomologo – e soprattutto non sono abituati ad andare incontro a inverni rigidi. Negli anni si sono acclimatati al Sud e proprio per questo potrebbero essere decimati dal gelo e dal crollo delle temperature. E tanto più questa popolazione andrà incontro a mortalità, tantopiù in primavera potremmo circoscrivere l’area contaminata dalla Xylella fastidiosa”. La neve potrà essere amica anche della viticoltura. “Un insetto affine ai vettori della Xylella, le temute “sputacchine”, è lo Scafoideo, una cicalina dorata che trasmette malattie alla vite. “Anche questi esemplari – conclude Roversi – non vanno in letargo e non fermano il metabolismo per mesi. Sono quindi esposti e a rischio, con sollievo dei viticoltori, per il freddo polare che sta mettendo a dura prova il Centro-Sud”.