Gelo tra Salvini e Trenta. I due ministri vicini in Aula ma si ignorano

Gelo tra Salvini e Trenta. I due ministri vicini in Aula ma si ignorano
Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e il ministro dell'Interno Matteo Salvini
17 aprile 2019

Fisicamente vicini, lontanissimi nei fatti. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e la collega della Difesa Elisabetta Trenta, dopo la polemica a distanza di ieri sulla nuova direttiva sui migranti firmata dal titolare del Viminale, oggi si sono ritrovati insieme sui banchi del governo alla Camera per il question time.

A dividerli solo una sedia, ma tra di loro non c’è stato nemmeno un sorriso. Entrambi si sono immersi nei propri appunti, prima dei rispettivi interventi: per la Trenta il focus era sulla crisi libica, per Salvini sull’immigrazione. Temi diversi ma intrecciati, su cui però i due non sembrano volersi confrontare. E a confermare la distanza è stata la stessa Trenta, che parlando con i giornalisti al termine del question time ha confermato che non si sono salutati. “No, lui era impegnato, io ero impegnata”, ha spiegato.

Da parte sua Salvini, una volta finito di rispondere alle interrogazioni di sua competenza, ha lasciato l’aula mentre prendeva la parola la ministra, diretto a Perugia. E non ha fatto niente per smorzare le polemiche, anzi. Ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla presunta ‘irritazione’ dei vertici militari per la sua direttiva, ha replicato: “Io dialogo quotidianamente con i vertici delle forze di sicurezza e non mi risulta nessuna irritazione da parte di nessun vertice. Lavoro quotidianamente con tutti i rappresentanti delle forze di sicurezza e non ho mai avuto un problema. Li ho sentiti anche oggi”.

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Nessun passo indietro, dunque, anzi. “Il Viminale – attacca Salvini – lavora in perfetta sintonia con la Difesa per la protezione dei confini. Se però qualcuno, per ragioni politiche, vuole o immagina i porti riaperti lo dica chiaramente. Da responsabile dell`Interno confermo che in Italia entra solo chi ha il permesso”. Uno scontro istituzionale di rara violenza, che preoccupa il Colle e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che domani, nel Consiglio dei ministri in programma a Reggio Calabria, dovrà mettere in campo un tentativo di riconciliazione per disinnescare una pericolosa mina. askanews

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