Il generale Antonio Pappalardo, leader di Movimento Liberazione Italia, si è presentato con un manipolo di seguaci al comizio di chiusura di campagna elettorale di Laura Boldrini alla sala dell’Arci Corvetto a Milano insistendo – nella bagarre generale – per arrestare la presidente della Camera e candidata di LeU in “flagranza di reato” come “donna delle istituzioni” eletta a suo dire illecitamente. L’azione provocatoria ha avuto termine quando i contestatori, sia pure con toni bellicosi, hanno accettato di andarsene non senza tenere un comizio improvvisato. Pappalardo ha sventolato, come in altre occasioni, l’articolo 383 del codice penale che autorizza a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili d’ufficio. Dopo l’interruzione, durata pochi minuti, Boldrini ha ripreso la parola dal palco. “C’è sempre qualche mitomane che cerca la notorietà – ha detto la presidente della Camera dopo che Pappalardo e i suoi seguaci sono stati allontanati dalle forze dell’ordine – Non ha capito bene cosa è la democrazia: si permette di fare irruzioni di questo genere. I proto fascisti non ci fanno paura, sanno che non indietreggeremo di un millimetro. Caro Pappalardo – ha concluso – non mi fai paura, né te ne i fascisti come te. E’ venuto qui con il suo drappello di seguaci e pensava di rovinarci la festa. Si sbagliava, non ce la rovinerete mai la festa”.