I generali “invadono” la Casa Bianca. Sempre più militari nella squadra di governo Trump
IL DOPO OBAMA Il presidente eletto potrebbe scegliere l’ammiraglio Stavridis o il generale Petraeus per guidare la politica estera. E sarebbero quattro
Mentre sta creando la sua squadra di governo, il presidente eletto Donald Trump sembra stia chiedendo ai suoi amici e consulenti quanti generali siano considerati di troppo nella sua amministrazione: cinque? sei? sette? Per ora il numero è arrivato a tre, tutti generali in pensione: il segretario alla Difesa (James Mattis), il segretario alla Sicurezza interna (John Kelly) e il consigliere per la sicurezza nazionale (Michael Flynn). Adesso pare che Trump possa scegliere l’ammiraglio della marina James Stavridis (foto) o il generale David Petraeus per guidare la politica estera del paese, portando il numero a quattro. Prima di aver finito di scegliere il suo gabinetto, Trump ha messo insieme il gruppo di collaboratori con il maggior numero di militari e civili dalla seconda Guerra mondiale, escludendo dunque politici di professione e tecnici o esperti di una materia. Ma da dove nasce questa passione per gli ex militari? Prova a spiegarlo Politico.
Secondo alcuni confidenti e amici di Trump sentiti dal quotidiano di Washington da sempre i generali hanno un importante ascendente sul presidente eletto. Questo per mille motivi, tra cui anche l’immagine costruita da centinaia di film hollywoodiani. Inoltre, Trump – che alle superiori ha frequentato l’accademia militare ma non ha prestato servizio ed è riuscito ad essere esonerato dalla guerra in Vietnam – ha una passione per lo stile militare, la forza, la risolutezza nelle decisioni. In tutto questo, come detto, ci sono anche tanti film. Tra questi il preferito di Trump: Patton, un lungometraggio del 1970 in cui George C. Scott interpreta il generale (George S. Patton), eroe della Seconda guerra mondiale. “Gli americani amano un vincitore e non tollerano un perdente”, dice il militare nel film nella scesa di apertura, pronunciando una frase che in modi diversi Trump ha ripetuto tante volte in questo ultimo anno.
Nominando Mattis alla Difesa, il miliardario repubblicano ha detto: “Dicono sia la cosa più vicina al generale George Patton che abbiamo, ed era ora”. Il suo biografo, Michael D’Antonio, sostiene inoltre che Tump è affascinato dal mondo militare sin da quando aveva 13 anni. Oltre ai sogni però c’è la realtà, continua Politico, che mette in luce come alcuni generali non abbiano mostrato segni di risolutezza e spesso abbiano invece presentato un volto spietato al limite dell’umano. Ma anche su questo tema Trump è pronto a sostenere i generali: quando il New York Times gli ha chiesto il perché del soprannome Mad Dog per Mattis, lui ha detto che la scelta è stata fatta perché Mattis è fenomenale. C’è da dire che nel corso della campagna elettorale il miliardario ha anche avuto momenti di tensione con la comunità militare: “So più cose io dell’Isis rispetto a quanto ne sappiano i generali”, ha detto in un comizio. Comunque il numero dei generali nella sua amministrazione potrebbe salire addirittura a cinque, visto che Petraeus potrebbe essere scelto per guidare l’intelligence. E in corsa insieme a Petraeus per questa posizione c’è anche l’ammiraglio Michael S. Rogers.