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“Genocidio armeno”, ritorna la tensione Stati Uniti-Turchia. Erdogan: la risoluzione Usa è senza valore

La risoluzione approvata ieri dalla Camera dei Rappresentanti Usa che riconosce il “genocidio armeno” da parte dell’impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale “non ha nessun valore” per la Turchia. Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan è netto, ribadendo la “condanna” gia’ espressa dal suo ministero degli Esteri, che stamani ha convocato l’ambasciatore americano ad Ankara David Satterfield per protestare contro la risoluzione e contro un altro testo approvato ieri per chiedere al presidente Donald Trump di sanzionare la Turchia per l’offensiva in Siria. “Nella nostra fede il genocidio e’ assolutamente vietato. Consideriamo questa accusa come il piu’ grande insulto al nostro popolo”, ha aggiunto Erdogan. Allo stesso tempo, il presidente turco fa sapere di non aver ancora preso una decisione sulla sua visita negli Stati Uniti il 13 novembre.

La scorsa settimana, il presidente turco aveva confermato la sua intenzione di visitare gli Stati Uniti il 13 novembre, su invito del presidente Donald Trump. “Al momento, non ho ancora preso una decisione. [La visita] è in dubbio”, ha risposto Erdogan quando gli è stato chiesto se la missione il 13 novembre era confermata. E rilancia. “Un paese, la cui storia è piena di genocidi, schiavitù, sfruttamento, non ha il diritto di dire qualcosa alla Turchia e di dare lezioni alla Turchia” tuona Erdogan in risposta alla risoluzione approvata ieri dalla Camera dei rappresentanti americana che riconosce “il genocidio armeno”. Il presidente turco ha anche criticato l’amministrazione degli Stati Uniti per aver definito “terroristi” le milizie jihadiste siriane appoggiate dalla Turchia: “Sono proprietari di questa terra (Siria) e la stanno difendendo. Come si possono chiamare terroristi?”. La posizione della Turchia sugli eventi del 1915 è che la morte degli armeni nell’Anatolia orientale ebbe luogo quando alcuni si schierarono dalla parte dell’invasione dei russi e si ribellarono contro le forze ottomane: “Una successiva ricollocazione degli armeni causò numerose vittime”, come ha riportato l’agenzia di stato turca.

Ankara si oppone alla presentazione degli incidenti come “genocidio”, ma descrive gli eventi del 1915 come una tragedia in cui entrambe le parti hanno subito vittime. Parlando con i giornalisti dopo la riunione del gruppo parlamentare del suo partito, Erdogan ha risposto alle domande sulla sua possibile visita a Washington il 13 novembre: “Non ho ancora deciso”, ha detto. Per la cronaca, ieri la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha votato, a grande maggioranza, una risoluzione che riconosce il “genocidio armeno” e respingere “i tentativi di associare il governo degli Stati Uniti alla negazione del genocidio armeno”. Il testo è passato con 405 voti su 435. Da qui la secca la risposta del governo turco, secondo il quale la presa di posizione americana “non ha alcun fondamento storico”.

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