Genovese guidava con “imprudenza” ma condotta delle ragazze “spericolata”, arrestato il figlio del regista

Genovese guidava con “imprudenza” ma condotta delle ragazze “spericolata”, arrestato il figlio del regista
Pietro Genovese, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli
27 dicembre 2019

Arresti domiciliari per Pietro Genovese, il figlio 20enne del regista Paolo, che nella notte tra sabato e domenica scorsi ha investito e ucciso con la sua auto due ragazze sedicenni, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, nella zona di Corso Francia a Roma. Il giovane e’ indagato per omicidio stradale plurimo. Il provvedimento e’ stato disposto dal gip del tribunale di Roma, Bernadette Nicotra, che nella sua ordinanza rileva che il giovane guidava con “imprudenza e imperizia” e “teneva una velocita’ superiore al limite consentito di 50 Km/h”, ma al tempo stesso chiama in causa anche la “condotta vietata, incautamente spericolata” da parte delle stesse due ragazze nel momento in cui hanno attraversato la strada con il semaforo che era rosso, “cosi’ concorrendo alla causazione del sinistro mortale”. Come pure viene rilevato il fatto che la zona presenti “una scarsa visibilita’ per causa di illuminazione ‘colposamente’ insufficiente”.

A notificare la misura restrittiva a Genovese sono stati gli agenti della Polizia locale di Roma Capitale. Una misura che il gip ha motivato sostenendo che il giovane si era messo alla guida dell’autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche (e’ stato stabilito con l’alcoltest, che ha rilevato un tasso pari a 1,4 g/l, ndr) e nonostante in passato gli fosse stata gia’ ritirata la patente di guida per violazioni del codice della strada. E questo comportamento “dimostra noncuranza, se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti e i moniti dell’autorita’ amministrativa e di pubblica sicurezza ed e’ sintomo – scrive il gip – di una personalita’ incline alla violazione delle regole”, al punto che “sussiste l’esigenza cautelare per il concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa”. Per il gip, “la personalita’ dell’indagato lascia ragionevolmente presumere che il medesimo non si scoraggi dall’usare comunque l’automobile per il solo fatto dell’avere avuta ritirata la patente di guida. Sicche’ allo stato al fine di neutralizzare il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte analoghe appare necessario limitare la liberta’ di movimento” del 20enne, il quale sebbene incensurato e di eta’ giovane “potrebbe mettersi alla guida di autovetture di amici o conoscenti anche senza patente e porre in essere condotte gravemente colpose in violazione delle norme della circolazione stradale compromettendo cosi’ la propria e l’altrui incolumita’”.

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E a proposito di guida, il gip rileva che Genovese oltre che procedere oltre il limite di velocita’ consentito non teneva conto delle “condizioni della strada e del traffico (ora notturna, prossimita’ dell’intersezione con via Flaminia – scarsamente illuminata – forte pioggia intermittente, intenso traffico pedonale e veicolare) cosi’ da non poter arrestare tempestivamente il veicolo a fronte di un ostacolo prevedibile”. Sempre in fatto di contesto, il gip scrive che “una velocita’ prudenziale e una condizione di sobrieta’ in rapporto alla prossimita’ di un attraversamento semaforico, all’insistenza di un affollato agglomerato urbano, di locali notturni assai frequentati soprattutto di sabato sera, di un asfalto bagnato per causa della pioggia” e per l’appunto “di una scarsa visibilita’ per causa di illuminazione ‘colposamente’ insufficiente”, avrebbe, “con ogni probabilita’”, permesso all’indagato “di meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo davanti a ostacoli prevedibili”. Non costituisce invece, per il gip, una aggravante il fatto che Pietro Genovese avesse tracce di droghe nel sangue, in quanto esse “non dimostrano che il giovane fosse alla guida sotto effetto di quelle sostanze”. In sostanza, “le sostanze stupefacenti riscontrate (attraverso le analisi di laboratorio effettuate dopo l’incidente, ndr) sebbene presenti ben potevano essere state assunte dal Genovese in epoca precedente”.

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Quanto alla condotta “vietata, incautamente spericolata” delle due vittime, il gip non manca di sottolineare nellla sua ordinanza che “nella ricostruzione di un incidente stradale, nella sua dinamica e nella sua eziologia, il giudice di merito deve necessariamente tenere conto delle condotte dei singoli utenti della strada coinvolti per accertarne le responsabilita’, determinare l’efficienza causale di ciascuna eventuale colpa concorrente”. E “alla luce di quanto accertato in questa prima fase – scrive ancora il giudice – le due ragazze, in ora notturna, in zona scarsamente illuminata e con pioggia in atto” stavano “attraversando la carreggiata, scavalcando il guard rail, nel momento in cui il semaforo era fermo sulla luce rossa per i pedoni”. E cosi’ facendo, loro stesse hanno concorso a causare l’incidente che le avrebbe uccise. Una morte immediata per sfondamento della scatola cranica causato dal violento impatto contro la Renault Koleos condotta dal giovane, come ha stabilito l’autopsia svolta all’istituto di medicina legale de La Sapienza disposta dal pm di Roma, Roberto Felici. L’autopsia ha inoltre escluso segni di trascinamento, facendo cosi’ cadere l’iniziale ipotesi che le due giovani dopo l’investimento siano state colpite anche da altre auto in transito su Corso Francia. Questi dunque al momento i punti fermi dell’inchiesta. Intanto oggi alle 10.30 presso la parrocchia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore, in via Flaminia Vecchia, si svolgeranno i funerali di Gaia e Camilla.

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