“Le nostre previsioni economiche confermano che quest’anno, il 2023, è un anno difficile per l’economia europea, c’è un suo evidente rallentamento; e in questo quadro” un rallentamento “anche dell’economia italiana, che tuttavia non è in recessione, a differenza di altri paesi europei”. Lo ha detto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, rispondendo ai giornalisti italiani dopo la conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche d’autunno della Commissione, oggi a Bruxelles. “La sfida – ha sottolineato il commissario – è quella di utilizzare le opportunità che abbiamo per portare già l’anno prossimo a un livello di crescita più elevato sia l’economia europea che è quella italiana”.
Riguardo all’Italia, “come si può affrontare questa sfida? Ci sono – ha notato il Gentiloni – due opportunità positive: la prima è un mercato del lavoro in buone condizioni, non abbiamo alti livelli di disoccupazione; e la seconda è che l’inflazione sta scendendo, e che quindi questo avrà delle conseguenze di medio termine positive, anche sul finanziamento delle imprese e sui costi per i consumatori e per le famiglie”. “Questa deve essere un’occasione per rilanciare la crescita. Ma naturalmente per farlo in Italia è molto importante sviluppare gli obiettivi e i programmi di riforme ed investimento del Pnrr, che nelle nostre valutazioni sono una parte significativa di questa crescita, sia pur limitata, che potenzialmente abbiamo”, ha aggiunto il commissario. Gentiloni ha poi confermato che la Commissione, contrariamente al governo italiano, ha considerato anche nel 2025 l’impatto sul bilancio del taglio del cuneo fiscale, che è presente nella manovra solo per il 2024.
“Siamo noi – ha spiegato – che lo abbiamo inserito”, il taglio del cuneo fiscale, “nelle nostre proiezioni sul 2025, considerandolo come, diciamo così, una misura stabile, perché l’intenzione di averlo stabilmente è stata più volte manifestata da parte del governo. Il quale però non lo ha inserito nelle proprie proiezioni di deficit; e quindi questa è una delle cose che giustificano qualche piccola differenza che abbiamo sul 2025 tra le nostre proiezioni e quelle del governo”. Al commissario è stato chiesto poi se non consideri che la vicenda delle concessioni Balneari, non ancora rimesse a gara come prevede il diritto Ue e come la Commissione chiede da anni, non comporti anche un problema in termino perdite di entrate significative per le entrate dello Stato. “Noi – ha ricordato Gentiloni – dei balneari ci siamo occupati nelle raccomandazioni della Commissione europea molto, molto, molto ripetutamente. So che il governo italiano sta affrontando questa questione, vedremo”. Gentiloni ha annunciato oggi che la Commissione applicherà il parametro della spesa pubblica primaria netta nella valutazione dei piani di bilancio degli Stati membri per il 2024, che sarà presentata martedì prossimo a Strasburgo. La la limitazione della spesa primaria netta è il pilastro fondamentale della proposta di riforma del Patto di stabilità, su cui stanno discutendo i ministri delle Finanze.
A un giornalista che chiedeva se non tema che, nel compromesso che si sta cercando sulla riforma, si finisca con l’aggiungere altri parametri (come dei numeri fissi per la riduzione annuale del deficit e del debito) che complicherebbero il testo e ne comprometterebbero l’applicabilità, il commissario ha risposto: “Io mi auguro una situazione bilanciata ed equilibrata. Per quanto riguarda le valutazioni che faremo la settimana prossima, sono valutazioni della rispondenza dei progetti di bilancio alle raccomandazioni fatte dalla Commissione qualche mese fa, e tra queste raccomandazioni c’era anche quella di tenere la spesa netta primaria al di sotto di un certo livello”. “Questo – ha proseguito Gentiloni – era effettivamente un utilizzo, diciamo così, sperimentale che le nostre regole consentono di questo parametro della spesa primaria netta che è uno degli elementi della proposta della Commissione sulle nuove regole di bilancio. Ma se ci saranno altri parametri” che verranno incorporati nel nuovo Patto di stabilità, “comunque non vi aspettate che vengano considerati nelle nostre valutazioni della prossima settimana, perché si riferiscono alle raccomandazioni fatte alcuni mesi fa”, ha concluso.