Gentiloni per dopo voto, l’idea di Berlusconi che non dispiace nel Pd

Gentiloni per dopo voto, l’idea di Berlusconi che non dispiace nel Pd
Il premier Paolo Gentiloni (S) e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi
14 dicembre 2017

Votare due volte, nel giro di pochi mesi, se a marzo non ci sarà una maggioranza, con Paolo Gentiloni che resta a Palazzo Chigi per fare una nuova legge elettorale e gestire la fase transitoria. Oppure una maggioranza composita a sostegno di un Gentiloni bis senza scadenza. Sono due ipotesi, ma con lo stesso protagonista, di cui in questi giorni si discute molto tra i parlamentari a fine legislatura in Transatlantico alla Camera. Il primo scenario, di cui ormai molti parlavano in privato, ma ufficiosamente escluso dal Quirinale nelle scorse settimane, oggi lo ha descritto apertamente Silvio Berlusconi. Nel caso in cui non si riuscisse a formare un governo dopo le elezioni sarebbe giusto “proseguire con questo governo, per consentire alle forze politiche una campagna elettorale non brevissima” che possa durare “almeno tre mesi”, ha detto alla presentazione del libro di Bruno Vespa. “Non sarebbe uno scenario così tremendo – sottolinea un dirigente renziano del Pd – così magari si riesce a fare una legge elettorale migliore, che dia una maggioranza, e a fare una coalizione anche con la sinistra”. Proprio scommettendo su questo scenario, del resto, alcune ‘discese in campo’ sono state frenate per non essere bruciate in caso di una elezione “nulla” e c’è tra i parlamentari uscenti chi riflette sull’opportunità di presentarsi o di scegliere invece il ‘modello Di Battista’. “Alcuni di noi – spiega un parlamentare Pd – stanno valutando se sia il caso di ripresentarsi e di partecipare quindi a una stagione politica che si preannuncia quantomeno difficile”.

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Ma molti, tra i Dem e non solo, vedono un governo Gentiloni anche dopo le elezioni e non necessariamente “a tempo”. E a rafforzare ulteriormente la posizione del presidente del Consiglio c’è il fatto che non si presenterà al Colle da dimissionario. “Gentiloni – riflette in Transatlantico un deputato renziano – in questo anno ha preso campo, è apprezzato, ha ottimi rapporti con il Vaticano, con alcuni sindacati, con Mattarella, non dispiace a Berlusconi. Io credo che rimarrà in carica anche dopo e che se sarà formato un governo poi difficilmente avrà vita breve. Tra noi molti pensano che Matteo dovrebbe fare un passo di lato e lanciare chiaramente la candidatura di Gentiloni. Potrebbe valere quei 3-4 punti che permetterebbero di vincere alcuni collegi in più”. Renzi questo, almeno in parte, l’ha compreso e infatti nella manifestazione che era stata organizzata per sabato a Reggio Emilia (rimandata per maltempo) aveva voluto accanto proprio il premier, cosa che accadrà in altri eventi della campagna. Una ‘lista Gentiloni’ intanto la chiede uno degli alleati del Pd, il Centro democratico di Bruno Tabacci, che farà parte della coalizione di centrosinistra. “Il governo Gentiloni – ha detto – sta recuperando credibilità nel Paese e sulla sua continuità si può ragionevolmente investire nell’interesse dell’Italia; in questo senso Gentiloni sa parlare ad un elettorato molto più vasto di quello che oggi esprime il Pd. Il Centro democratico intende dare un contributo positivo unicamente in questa direzione”.

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Una proposta simile viene dal capogruppo del Misto Pino Pisicchio, secondo cui se il Pd fosse d’accordo una “unica lista che faccia riferimento al presidente Gentiloni” potrebbe rafforzare la coalizione. Coalizione che il Pd sta chiudendo per contare su altre tre gambe: una lista di sinistra con i socialisti, esponenti ex Sel e amministratori come il sindaco di Cagliari Zedda (che però non si candiderà); una lista centrista guidata da Beatrice Lorenzin con il sostegno di Casini e Galletti; +Europa con Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, ma in questo caso le riserve non sono state sciolte. Le grandi manovre intorno al nome di Gentiloni, qualunque sia l’obiettivo, toccano comunque evidentemente un punto sensibile della vita politica e le reazioni mostrano che non è solo un ‘pourparler’. “Riconosco – ha scritto su Facebook il candidato M5s Luigi Di Maio – che oggi Berlusconi è stato sincero. Oggi ha messo le mani avanti e dichiarato che se non ci sarà maggioranza si andrà avanti ancora con Gentiloni. Lo ha detto perché sa che non avrà la maggioranza. Vuole mettersi d’accordo col Pd per tenere Gentiloni e sostenere l’ennesimo governo non eletto. Basta! Votare Pd o Berlusconi è la stessa cosa, ma non avranno la maggioranza. Gli italiani devono prendere posizione e andare a votare in massa per il cambiamento”. Reazione dura anche dalla Lega con il vice segretario Giancarlo Giorgetti: “Noi non vogliamo tradire gli elettori basta saperlo prima. Noi mai con Gentiloni”. askanews

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