Il Csu bavarese, l’alleato di sempre ma che ora innervosisce Angela Merkel

Il Csu bavarese, l’alleato di sempre ma che ora innervosisce Angela Merkel
24 novembre 2016

Sulla via della propria rielezione per un quarto mandato, rapporti con le forze di opposizione e nodi reali da sciogliere a parte, c’e’ un ulteriore scoglio che forse Angela Merkel preferisce fare finta di non vedere: il palese distacco con cui la recentissima ricandidatura alle elezioni politiche nazionali dell’anno prossimo e’ stato accolto dalla Csu bavarese, tradizionale alleata della sua Cdu. Il leader Horst Seehofer, capo dell’esecutivo regionale in Baviera, e’ stato tiepido nel salutare la “chiarezza” derivante dall’annuncio con tanti mesi di anticipo del cancelliere uscente, e ancor piu’ nel garantirle il sostegno cristiano-sociale. Molto meno lo e’ stato nel sottolineare che adesso i due partiti-fratelli (anzi, ‘sorelle’, per dirla alla tedesca, trattandosi in entrambi i casi di unioni) dovranno concentrarsi sulla messa a fuoco dei temi che li uniscono, e che ne dovranno definire l’ennesima linea comune. E’ stato come se, mettendo implicitamente il dito nella piaga, Seehofer avesse voluto evocare quelli che invece di sicuro li dividono. Uno su tutti, l’immigrazione. Sulla quale Merkel si e’ messa in gioco come probabilmente mai aveva fatto prima, trovandosi pero’ spiazzata dalle reazioni negative suscitate nel medio periodo dal flusso crescente di nuovi ingressi, oltre un milione di persone nell’arco di nemmeno due anni, per di piu’ in massima parte di fede islamica.

Diversi settori dell’opinione pubblica che non avevano osteggiato subito un’apertura cosi’ ampia hanno finito con lo spaventarsi, e irrigidirsi: e in gran parte si trattava proprio di elettori bavaresi, il cui Land costituisce una sorta di destinazione obbligata per i disperati in arrivo dalla famigerata rotta balcanica, via Austria. Il fatto che a Vienna si sia infine optato per la chiusura della frontiera ha semplicemente posticipato, nella percezione di molti, il momento in cui dover affrontare un problema comunque di ardua soluzione. La Csu si e’ affrettata a farsi interprete di quel disagio: in primo luogo tentando a piu’ riprese d’imporre al governo federale un tetto massimo di duecentomila nuovi richiedenti asilo l’anno. Tetto al quale peraltro lo stesso cancelliere ha sempre opposto un netto rifiuto. Alla luce di un simile precedente, la puntualizzazione di Seehofer assume il significato di un avvertimento, e proietta ombre sul futuro dell’alleanza. Ombre che hanno cominciato ad allungarsi attraverso una serie di dispetti: Seehofer in dicembre disertera’ il congresso annuale della Cdu a Essen, proprio come Merkel non era stata neppure invitata a quello della Csu, un paio di settimane fa a Monaco. Il cancelliere per di piu’ ha la sfortuna di doversi confrontare con un interlocutore che ha ben poco da perdere sul piano personale, non intendendo concorrere per la guida della Baviera anche nelle regionali del 2018, ma parecchio su quello politico in senso ampio. Per comprenderne le ragioni occorre ricordare che, rispetto alla ‘sorella’ maggiore, la Csu si e’ sempre distinta per un conservatorismo assai piu’ spinto, lascito a sua volta del mai completamente sopito nazionalismo bavarese. Adesso i cristiano-sociali si trovano inoltre alle prese con qualcosa che, se per la BundesRepublik nella sua interezza resta in sostanza ancora un’incognita, per loro rischia di rivelarsi una brutta sorpresa: la capacita’ di attrazione dell’elettorato da parte del populismo xenofobo della Afd, l’Alternative fuer Deutschland, fattasi ancora piu’ aggressiva con la spregiudicata Frauke Petry al timone.

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Risale al 2013 l’ultima volta in cui si voto’ per il Bundestag, la camera bassa del Parlamento federale, e l’Alternativa allora non riusci’ a superare la soglia di sbarramento del 5 per cento, e dunque ad assicurarsi seggi. Quello stesso anno si votava anche per il Landtag, il Parlamento unicamerale della Baviera, ma l’AfD non si presento’. Dopo di allora, pero’, la formazione di estrema destra tra europee e amministrative non ha piu’ disertato una consultazione ne’, soprattutto, sbagliato un colpo, conquistando consensi crescenti. A Monaco pertanto gli animi sono tutt’altro che tranquilli, in vista dell’imminente, inedita sfida con i ‘guastatori’ di frau Petry: nella tarda estate prossima, al massimo in autunno, a livello federale; e fra due anni in ambito regionale, dove tra l’altro la Csu punta a confermare la maggioranza assoluta dei seggi, riconquistata non senza fatica nel 2013 dopo lo shock di averla perduta cinque anni prima, evento mai accaduto nel Secondo Dopoguerra. Con il vento che tira, per i cristiano-sociali la via piu’ semplice e sicura per garantirsi la tenuta sembra consistere allora nello scavalcare sistematicamente a destra la Cdu, accentuando cosi’ quella che e’ di per se’ una propensione naturale. Suona allora profetico il commento di Markus Soeder, ministro delle Finanze bavarese e tra i principali ‘falchi’ del partito bavarese: “Dobbiamo accettare la decisione del cancelliere con rispetto”, ha osservato in tono gelido, “ma non e’ automatico che lo si faccia anche con euforia”. Un monito persino piu’ chiaro di quello lanciato da Seehofer: alla fine magari un compromesso si finira’ per trovarlo di nuovo, candidato comune alla Cancelleria compreso, ma da qui ad allora la Cdu, e Merkel con essa, dovranno concedere non poco ne’ a basso prezzo. Sorelle avvisate.

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