“Sentimenti contrastanti”: nelle centrali della Cdu e della Spd a Berlino, a Potsdam e a Dresda e’ questa l’espressione piu’ gettonata subito dopo i primi risultati dell’attesissimo voto in Sassonia e Brandeburgo. Dove, stando agli exit poll, l’ultradestra dell’Afd ha segnato risultati trionfali (27,8% in Sassonia, un balzo di oltre 17 punti rispetto al 2014, e il 23,1% in Brandeburgo), non riuscendo pero’ a scalzare rispettivamente Cdu ed Spd dal primo posto nei due Laender dell’ex Ddr. Nonostante perdite sanguinose, i due partiti che a livello nazionale formano la Grosse Koalition guidata da Angela Merkel saranno comunque chiamati a continuare le loro esperienze di governo: il problema e’ che, con questi numeri, le attuali maggioranze non potranno piu’ andare avanti, e bisognera’ inventarsi coalizioni finora inedite. Dicono i primi commenti: non ci dovrebbero essere rischi immediati per la GroKo guidata da Angela Merkel, come ampiamente temuto prima dell’apertura delle urne.
Ma, a 30 anni esatti dalla caduta del Muro di Berlino, il voto in Sassonia e in Brandeburgo sconquassa antichi equilibri politici, con una formazione di ultradestra che per la prima volta dal dopoguerra si trova a percentuali superiori al 20%. I numeri: la Cdu sassone dopo 5 anni di Grosse Koalition con i socialdemocratici lascia sul terreno fino a 7 punti percentuali, ma riesce comunque a bloccare al secondo posto l’ultradestra, arrivando ad una percentuale tra il 32,2 al 33,1% dei voti. Piu’ distante la sinistra della Linke (al 10,3%), buon risultato per i Verdi all’8,6%, mentre sprofonda al di sotto dell’8% la Spd, segnando uno dei risultati piu’ bassi della sua storia. Uno schema non del tutto dissimile in Brandeburgo, dove la Spd rimane primo partito in quella che e’ considerata la sua roccaforte all’Est, con un risultato intorno al 27% (comunque un deciso scivolamento rispetto al 31,9 del 2014). Qui l’Afd arriva al 23,1% (24,4 secondo le proiezioni della Zdf), ma manca il suo obiettivo dichiarato, che era quello di diventare la prima forza politica in un Land tedesco. Qui la Cdu segna il suo risultato peggiore (15,7% dei voti, cinque anni fa era il 23%), mentre i Verdi si attestano al 10,2%: un buon risultato, anche se forse inferiore alle aspettative.
Calo netto per la Linke, tradizionalmente forte in questa regione, con il 10,6% contro il 18,6 del 2014. Difficile per i liberali dell’Fdp l’ingresso nel Landtag, dato che sono dati sotto la soglia del 5%. I Freie Waehler, appena sopra del 5%, invece forse ce la fanno. I due attuali governatori – il cristiano-democratico Michael Kretschmer in Sassonia e il socialdemocratico Dietmar Woidke in Brandeburgo – probabilmente rimarranno in carica: il problema e’ con chi. Dato che tutti hanno categoricamente escluso qualsiasi forma di collaborazione con l’Afd, Sassonia e Brandeburgo si trovano nella scomoda posizione di fare da laboratorio politico: si trattera’ di mettere in piedi a coalizioni inedite o comunque difficili in Germania. Per esempio Cdu, Spd e Verdi in Sassonia e un’alleanza “rosso-rosso-verde” (ossia Spd, piu’ Linke e Verdi) in Brandeburgo, per non dire di varianti ancor piu’ improbabili in cui possano coabitare la Cdu e la sinistra radicale. In ambedue i Laender, in sostanza, i Verdi potrebbero rivelarsi determinanti. Evidente il paradosso: con tali maggioranze, una fetta significativa dell’ex Ddr si troverebbe decisamente spostata a sinistra, e questo a fronte di un’ultradestra mai cosi’ forte.
Ultradestra che in campagna ha cavalcato tutti i suoi temi classici, dai migranti alla sicurezza, sempre pero’ sullo sfondo del grande risentimento dell’est rispetto al ricco ovest: tanto da arrivare a usare slogan dei movimenti democratici dell’ultimo scorcio della Ddr, parole d’ordine come “la svolta” e “noi siamo il popolo”. Non stupisce l’esultanza dell’Afd. “E’ uno straordinario successo”, scandisce la capogruppo al Bundestag Alice Weidel. Toni analoghi dal candidato di punta dell’estrema destra in Brandeburgo, Andreas Kalbitz – esponente dell’ala piu’ radicale, accusato di aver partecipato 10 anni fa ad una marcia neonazista in Grecia – secondo il quale “non sara’ possibile nessuna ipotesi politica che ci escluda”. Questo mentre il leader dell’Afd in Sassonia, Joerg Urban, parla di una “giornata di dimensione storiche”, e al tempo stesso lancia un messaggio alle altre forze politiche, dicendosi “pronto al dialogo”.
Tema ripreso dalla stessa Weidel: secondo la quale il 60% dei cittadini ha espresso un voto “conservatore”, ed ignorare questa volonta’ emersa dalle urne sarebbe “antidemocratico”. E’ proprio la strisciante spaccatura politica della Germania il tema, stando ai primissimi commenti sui media, emersa anche dalla notevolissima crescita dell’affluenza. “E’ un voto che ha fortemente polarizzato”, osserva tra i tanti il Tagesspiegel. Una cosa appare chiara: le vecchie certezze non valgono piu’. Puntuale l’intervento di Matteo Salvini. “La Merkel prende una sonora batosta alle elezioni regionali di casa sua ma prova a imporre il suo governo in Italia”, ha detto il leader della Lega, evidenziando che quello che starebbe nascendo in Italia, “non è il Conte-bis ma il Merkel-Macron 1”. In sostanza, per il capo del Carroccio, “la Merkel che perde le elezioni in Germania prova a vincerle in Italia e trova un Conte qualunque che le dà una mano”.