Politica

Usa tagliano fondi all’Onu, Trump dichiara “guerra” alle Nazioni Unite

Regalo di Natale amaro ma annunciato degli Stati Uniti alle Nazioni Uniti. Gli Usa hanno iniziato a negoziare un taglio di 285 milioni di dollari di fondi all’Onu per il prossimo anno. “L’inefficienza e le spese facili delle Onu sono ben note” ha denunciato l’ambasciatore americano all’Onu, Nikky Haley e “noi non consentiremo piu’ che la generosita’ del popolo americano sia sfruttata”. Il taglio e’ significativo sul bilancio Onu che nell’anno fiscale 2016-2017 ei’ stato in totale pari a 5,4 miliardi di dollari. La mossa e’ la prima rappresaglia Usa al voto di tre giorni fa con cui l’Assemblea Generale ha bocciato la decisione del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele e di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv.  La votazione si era conclusa con 128 voti a favore e 9 contrari, mentre 35 Paesi sono stati gli astenuti. Prima del voto, il presidente americano Donald Trump aveva lanciato un avvertimento ai 193 Paesi dell’Assemblea Generale, affermando che gli Usa “stanno guardando” chi voterà contro di loro e ha minacciato rappresaglie contro quelle nazioni che sosterranno la risoluzione di condanna.

Il voto dell’Assemblea Generale, a differenza di quelli del Consiglio di Sicurezza non e’ in alcun modo vincolante ma ha un forte impatto politico. I nove Paesi che si sono schierati con Trump sui Gerusalemme capitale dello Stato ‘ebraico’ all’Assemblea Onu sono: Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Togo e ovviamente Israele e Stati Uniti. Contro tutti i principali Paesi Ue, a partire da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Tra i 35 astenuti: Australia, Canada, Argentina, Polonia, Romania, Filippine e Colombia. Haley aveva promesso che gli Usa si sarebbero ricordati di chi gli ha voltato le spalle. Oggi l’annuncio che anche il Guatemala, che conta sui finanziamenti americani, ha deciso di riportare l’ambasciata a Gerusalemme da dove l’aveva spostata nel 1980 dopo la risoluzione Onu 478 che bocciava per il riconoscimento unilaterale della Knesset, il Parlamento israeliano, di Gerusalemme capitale “unica ed indivisibile” di Israele.

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