“Col decreto “La buona scuola” vogliamo portare la scuola dal ‘900 al terzo millennio. Assunzioni nella scuola solo per concorso pubblico. Via la babele di graduatorie che sembravano accontentare tutti, ma non accontentavano nessuno”. Così il ministro dell’istruzione Stefania Giannini interviene all’evento “La scuola cambia, cambia l’Italia” organizzata dal Pd. “Portare un giovane in un’azienda non è un costo: è un investimento e una risorsa fondamentale per l’azienda stessa” ha specificato, aggiungendo: “Non vogliamo che l’italiano diventi la prima lingua straniera parlata in Italia”. “A giorni un decreto legislativo – ha detto – darà corpo ad un lavoro intensissimo. Vogliamo dare un nuovo progetto educativo all’Italia per una scuola migliore” ha spiegato. E poi un riferimento a “La prima candelina” del governo Renzi ” spenta da Poletti con il Jobs Act con il quale si è cercato di tornare alla normalità nel mercato del lavoro, togliendo il precariato e dando lavoro buono all’Italia. Anche nella scuola vogliamo tornare alla normalità con la fine del precariato scolastico”. L’obiettivo per il governo è “ridare dignità e un ruolo sociale agli insegnanti”. “I nostri principali nemici sono stati l’ignoranza e la rassegnazione” ha detto il ministro puntando l’indice contro la piaga del precariato. “A qualcuno ha fatto comodo” ha detto, sottolineando che il fenomeno ha avuto costi di tipo economico (“Nel 2014 abbiamo speso 866 milioni di euro per coprire le supplenze annuali”) e anche “un costo sociale”.
RENZI CONTESTATO L’arrivo di Matteo Renzi è stato salutato dalle contestazioni di un gruppo di precari che poco dopo interrompono anche il suo discorso: “Sono un insegnante precario iscritto al Pd e voglio dire la mia davanti a tutti – spiega uno dei contestatori – Quella di oggi è solo demagogia”. E altri urlano: “Fateci parlare, abbiamo diritto di dire la nostra, parlate anche con gli insegnanti”. Renzi ha risposto: “Sono sei mesi che parliamo con gli insegnanti”, e poi ha aggiunto: “Siamo nell’imminenza di un momento molto importante dal punto di vista normativo: stiamo per riscrivere le regole sulla scuola. Nella scuola c’è l’idea stessa di cittadinanza, è dalla scuola che l’Italia deve ripartire. La frustrazione porta gli insegnanti a non crederci più, nello Stato, lo so. Ma sbagliano. La riforma della scuola non può essere semplicemente un dibattito tra gli addetti ai lavori. Le classi pollaio? Sono inaccettabili non solo per sè, ma anche perchè danno l’idea del carico di lavoro degli insegnanti. E finora abbiamo permesso che la figura del docente fosse poco valorizzata. Smettiamo di giocare sulla pelle degli insegnanti precari, non puoi consentire che prima di fare l’insegnante, i ragazzi e le ragazze che si avvicinano alla scuola passino anni da precari”.