Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha lanciato un chiaro messaggio di moderazione durante il suo intervento al Forum Ambrosetti, chiedendo una “de-escalation” nelle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Di fronte alla crisi dei dazi voluta dall’amministrazione Trump, Giorgetti ha invitato a mantenere la calma e ad agire con razionalità, evitando reazioni emotive che rischierebbero di aggravare ulteriormente le conseguenze economiche. “Nessuno deve pigiare il pulsante del panico”, ha dichiarato il ministro, sottolineando che spetta alle istituzioni valutare con lucidità gli impatti delle misure protezionistiche statunitensi. Secondo Giorgetti, una politica di contro-dazi sarebbe “dannosa per tutti, ma soprattutto per noi italiani”.
Nonostante le difficoltà, il ministro ha espresso fiducia nella capacità del sistema imprenditoriale italiano di resistere alla tempesta. “L’Italia è fatta da imprenditori svegli e reattivi”, ha detto, ricordando come il Paese abbia dimostrato resilienza superiore alla media durante la pandemia. Tuttavia, ha anche evidenziato i limiti strutturali dell’Italia rispetto ad altri Stati europei: “Partiamo da una situazione di bilancio profondamente diversa, con ridotti spazi di manovra a causa del nostro debito pubblico elevato”.
Per questo motivo, Giorgetti ha proposto di riattivare la sospensione del Patto di stabilità, come avvenuto durante la pandemia, per consentire ai governi nazionali di intervenire in modo più flessibile. “In Europa ci sono regole che permettono di agire in situazioni eccezionali”, ha spiegato, facendo riferimento all’articolo 25 del nuovo Patto di stabilità, che consente agli Stati membri di deviare dal percorso di spesa netta in caso di grave congiuntura negativa. “Questo articolo andrebbe riletto attentamente”, ha aggiunto, lanciando un appello a Bruxelles affinché mostri maggiore elasticità.
Giorgetti non ha risparmiato critiche all’amministrazione Trump, definendo le sue decisioni “basate unicamente su criteri commerciali, utilitaristici, di business”. Secondo il ministro, Washington non ha tenuto conto delle relazioni politiche o diplomatiche: “Paesi socialisti o comunisti sono stati trattati meglio rispetto a nazioni con una cultura liberal-democratica consolidata”. Questo approccio puramente economico, ha concluso, rischia di destabilizzare ulteriormente il sistema internazionale.
Il ministro ha anche tracciato un quadro più ampio, descrivendo la crisi attuale come un punto di svolta storico. “Siamo di fronte a un cambiamento epocale che mette sotto tiro la politica della globalizzazione che dagli anni ’90 ha definito un’era”, ha dichiarato. Tuttavia, secondo Giorgetti, questa fase è stata caratterizzata da errori significativi: “Abbiamo sottovalutato il fair trade in nome del free trade, ignorando le conseguenze sociali e politiche della globalizzazione”.
In questo contesto, l’Europa ha un ruolo cruciale da svolgere. “Già si nota un cambiamento di rotta rispetto al Green Deal e al suo impatto sull’industria europea”, ha osservato Giorgetti. “Ora dovrà essere fatto anche su altri aspetti”. Il continente, secondo il ministro, deve trovare un equilibrio tra la tutela dei propri interessi economici e la promozione di politiche commerciali più eque.