“È indiscutibile che all’interno di Tim esistano degli asset di natura strategica per cui è indispensabile il controllo pubblico”. Sono state queste le parole usate dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nella sua informativa urgente sul caso Tim alla Camera, dopo la manifestazione di interesse avanzata dal fondo di private equity Kkr per il 100% del gruppo, illustrata al cda nei giorni scorsi. Un’offerta per ora non formalizzata, avanzata da un gruppo che di fatto è già socio di Tim in Fibercop, la società della rete secondaria che va dagli armadietti stradali alle abitazioni con una quota del 37,5% per 1,8 miliardi di euro.
Dopo l’informativa il titolo Tim ha recuperato in Borsa chiudendo tra i titoli migliori a +2%. E proprio sul dossier Kkr il ministro ha puntualizzato che al momento “non c’è titolo ad assumere formali iniziative” di esercizio di poteri speciali ossia di Golden power ma se “Kkr o chiunque altro dovesse formalizzare il lancio di un’Opa si attiverà la procedura”. “È opportuno evidenziare che ci si trova davanti a un processo nelle sue fasi iniziali che non ha dato luogo a un’Opa su Tim”, ha spiegato Giorgetti. “E’ questo il perimetro in cui l’esecutivo valuterà l’offerta di Kkr che al momento si è concretizzata unicamente in una manifestazione di interesse e non ha ancora, e potrebbe anche non dare luogo a una formale Opa, e nel momento in cui questa verrà formalizzata sicuramente nei limiti e nelle condizioni annunciate il governo eserciterà i propri poteri e le proprie prerogative”.
La manifestazione di interesse avanzata al mangement ha provocato l’ennesimo scossone su una società che ha visto succedersi 5 amministratori delegati al ritmo di circa due anni ciascuno di cui l’ultimo, Luigi Gubitosi, entrato per volere del fondo Elliott ex azionista di Tim, si è dimesso venerdì scorso a pochi giorni dalla notizia dell’offerta americana, spinto all’uscita dai contrasti con il socio di maggioranza relativa di Tim, la francese Vivendi che ha il 23,9% del capitale, insoddisfatto per le ultime performance del gruppo che ha rivisto due volte le guidance al ribasso a causa della deludente performance del contratto per il calcio di serie A con Dazn e del mancato decollo dei voucher per la domanda di connessioni, i cui tempi si sono allungati oltre il previsto. Sullo sfondo il tema, mai definitivamente accantonato della rete unica cui un memorandum dello scorso anno – quando al governo c’era l’ex premier Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri ministro dell’Economia – tra Tim e Cdp, azionista della stessa Tim con il 9% circa e di Open fiber ora al 60% dopo l’uscita di Enel, aveva aperto la strada per arrivare a una fusione della rete di Open fiber con quella di Fibercop in AccessCo in cui Tim doveva avere la maggioranza. Memorandum che negli ultimi mesi sembrava arrivato a un punto morto con il cambio di esecutivo.
Giorgetti nella informativa ha parlato anche di sinergie possibili con Open Fiber: “oggi ci sono sul mercato due player principali che stanno realizzando infrastrutture di rete in concorrenza tra loro. E nel contesto si possono valutare eventuali sinergie”, laddove prioritaria è la “necessità di realizzare una rete in fibra ottica con diffusione capillare e tutelare asset strategici nelle telecomunicazini. Il governo sta seguendo con estrema attenzione ed ha costituito un comitato con il compito di valutare i progetti sulla rete”, ha detto il ministro. Un strada possibile potrebbe essere quella del coinvestimento come illustrato dal presidente di Open Fiber, Bassanini che non ha escluso come conveniente ora per il paese il passaggio a una rete unica, ma pubblica, in cui il modello sia quello di Open fiber wholesale only, all’ingrosso. Nulla è stato detto da Giorgetti, sulle modalità con cui definire un ritorno al pubblico di asset strategici come la rete o le dorsali internazionali in fibra di Sparkle o Telsy che opera nella cibersecurity, di proprietà di Tim. Ipotesi di mercato parlano di una separazione tra i servizi e la rete Tim sul modello Terna o Snam, con apertura del capitale al mercato e quota pubblica di maggioranza relativa e un riconoscimento di remunerazione agli investimenti di rete sulla base di una Rab con determinati indici di remunerazione.
Le discussioni sono corso e ieri si sarebbe tenuto un incontro a Milano, riportato da Repubblica, fra i vertici di Vivendi e quelli di Cassa depositi e prestiti “per fare il punto sul futuro di un`azienda strategica per l`Italia” e sull`offerta non vincolante di Kkr. Domani sono attese tre riunioni in Tim dopo il conferimento delle deleghe di Gubitosi al presidente Salvatore Rossi e al neo dg, Pietro Labriola, ceo di Tim Brasil: si riuniranno il comitato nomine, il comitato controllo e rischi, e, per la prima volta il comitato presieduto da Salvatore Rossi, costituito per esaminare la manifestazione d`interesse di Kkr. Insoddisfatti dall’incontro di oggi con i ministri Giorgetti e Colao i sindacati che paventano un nuovo caso Alitalia con il rischio di migliaia di esuberi per un gruppo che conta oltre 40mila occupati, in caso di uno spezzatino. Per Fabrizio, Solari, segretario generale della Slc Cgil, Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl e Salvo Ugliarolo della Uilcom “non è emersa alcuna posizione governativa chiara sull`intera vicenda rete e Tim. Manca di fatto una sintesi su cui confrontarsi. “Abbiamo spiegato le nostre preoccupazioni e le nostre proposte su Tim e sul tema della Rete e ribadito la nostra contrarietà ad operazioni di spezzatino”, ha detto Ugliarolo.