Giorgia Meloni presenta la sua destra: “Pronti a far rinascere noi l’Italia”
La leader Fdi non cita mai il centrodestra. E La Russa snobba Salvini: farlo venire muto sarebbe scortesia
Descrive un’Italia tra “le macerie” della globalizzazione, che vive “un’epoca infame”, con diritti “a rischio” e una deriva “sinistramente illiberale” con l’imposizione del “modello cinese”. E chiama i suoi “fratelli patrioti” al compito della “ricostruzione”, con l’obiettivo di un “nuovo Risorgimento italiano”. Sono le parole d’ordine con cui Giorgia Meloni prova ad assumere la guida del centrodestra italiano, o comunque della forma che quell’area politica assumerà alle prossime elezioni. Perché “abbiamo la classe dirigente”, e “ci faremo trovare pronti, con le proposte giuste e le persone giuste al posto giusto”, dice dall’assemblea programmatica che a Milano inizia ad abbozzare le linee guida con cui FdI si candida a guidare il governo. Per gli alleati al momento non c’è spazio, “sarebbe un controsenso invitarli e non farli parlare”, dice Ignazio La Russa spiegando che Matteo Salvini non ci sarà. Anche se il segretario leghista fa sapere che vuole comunque portare “un saluto affettuoso”. Per la Lega c’è Attilio Fontana, che insiste sull’unità della coalizione e sul “buongoverno” del centrodestra in Lombardia. Ma nella relazione di Meloni, durata oltre un’ora, la coalizione di centrodestra non viene mai nominata.
Le proposte per il “Rinascimento” sono quelle storiche della destra italiana, con l’orgoglio per le radice missine sottolineato ad esempio nell’intervento di Nello Musumeci o nel ricordo di Assunta Almirante. Ma quelle proposte oggi, è la convinzione di Meloni, sono quelle che devono guidare l’alternativa al centrosinistra, anche ‘cooptando’ altre personalità d’area con storie diverse, come Pera e Tremonti che saranno ospiti della convention meloniana. E allora Meloni tuona contro “l’ubriacatura” della globalizzazione, contro la “menzogna immigrazionista”, contro le “elite globaliste”. Contro “l’ideologia gender”, contro “l’ideologia green di Greta e Tafazzi”. Rilancia le accuse alla gestione del Covid, al green pass sui luoghi di lavoro, al “modello cinese con Qr code e mascherine”. E ribadisce la scelta di campo atlantica a sostegno dell’Ucraina perché altrimenti “finiremo sotto la Cina capital-comunista”. Anche se attacca Biden per le mosse che hanno preceduto la guerra e per non farsi carico dell’effetto delle sanzioni sull’economia dell’Europa: “Serve un fondo di compensazione, non faremo i muli da soma dell’Occidente”. Che deve invece “riscoprire i suoi valori”.
Per l’Italia Meloni rilancia ovviamente il presidenzialismo, propone una strategia industriale che protegga il marchio Made in Italy con “estensione del Golden Power e rilocalizzazione delle imprese che sono andate all’estero”, insiste sul merito contro la “devastazione dell’uno vale uno” e “la paghetta di Stato” del reddito di cittadinanza. E promette la detassazione delle risorse che i nonni destinano all’aiuto di figli e nipoti. C’è dunque la soddisfazione per aver raggiunto l’obiettivo di Fratelli d’Italia, “ridare una casa alla destra, costruire il grande partito dei conservatori italiani”. Ma ora “continueremo a salire”, senza che l’altitudine ci dia alla testa: vogliamo arrivare in vetta è perché da lì possiamo guardare più lontano”.