E’ il giorno della fiducia del Senato al nuovo governo. Il premier Giuseppe Conte, arrivato a Palazzo Madama, non terrà il discorso introduttivo. Come annunciato dalla presidente Elisabetta Casellati: “Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha consegnato il testo delle sue dichiarazioni programmatiche già rese alla Camera dei Deputati. Dichiaro aperta la discussione generale”. Il dibattito – che andrà avanti per 5 ore – è cominciato fra qualche protesta e interruzione. La replica del premier nel primo pomeriggio. Il leader della Lega, Matteo Salvini, interverrà in Aula intorno alle 14.30. Matteo Renzi, invece, a quanto si apprende, non dovrebbe parlare. Il voto di fiducia inizierà alle 17.
Dopo aver incassato la fiducia della Camera, il governo Conte-bis, M5s-Pd, dovrà affrontare oggi la prova dei numeri al Senato, che rappresenta il primo scoglio prima della legge di bilancio, altro passaggio particolarmente delicato. A sostenere il governo ci sono i due principali azionisti Pd e M5s, a cui si è aggiunta anche Leu, che ha anche ottenuto il ministero della Salute per Roberto Speranza. Disponibili anche i Gruppi per le Autonomie che però possono valutare un’astensione per i problemi avuti “con i cinquestelle sull’autonomia”.
Occhi puntati sul gruppo delle Autonomie, a palazzo Madama, in vista del dibattito e, soprattutto, del voto, prevedibilmente martedì, per la fiducia al governo Conte bis. 8 senatori, dei quali tre dell’Svp e due senatori a vita, le cui scelte avranno un peso per assicurare la navigazione della maggioranza ‘giallorossa’. Che al momento conta su 165-166 voti garantiti da M5S, Pd e Leu (che da soli si attestano su 162) e altri senatori delle Autonomie. Non abbastanza rassicuranti per una navigazione tranquilla, dato che la maggioranza assoluta è a quota 161. Fari accesi, naturalmente, sui cinque ex M5S nel gruppo Misto, fra i quali Paola Nugnes parrebbe la più chiaramente orientata a favore. Solo domenica i due senatori del Maie, Ricardo Merlo e Adriano Cario, con una conferenza via Skype, decideranno il da farsi.
Alcuni, come il dissidente M5s Gianluigi Paragone e il senatore del Pd Matteo Richetti, hanno annunciato che voteranno contro. Un “no” era stato pronunciato da Emma Bonino, leader di +Europa, ma Bruno Tabacci, presidente di +Europa, si è detto favorevole, provocando una spaccatura. Così come, di sicuro, non voteranno la fiducia Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Giorgia Meloni ha lanciato una manifestazione di protesta davanti a Montecitorio nel giorno della fiducia a cui ha aderito anche la Lega di Matteo Salvini che ha poi rilanciato con un’altra manifestazione sabato 19 ottobre a Roma per, ha detto l’ex vicepremier, i “tanti italiani che sono disgustati e inorriditi di fronte al mercato vergognoso di queste settimane”.
Secondo quanto si è appreso, i senatori Svp, Julia Unterberger, Dieter Steger e Meinhard Durnwalder (nel gruppo Autonomie), propendono verso una benevola astensione. Ma sarà una riunione del partito, lunedì pomeriggio dopo le dichiarazioni programmatiche di Giuseppe Conte alla Camera, a decidere se attestarsi su questa linea o passare all’appoggio esplicito. Ma le interlocuzioni svolte nel frattempo con Maria Elena Boschi lascerebbero ben sperare la maggioranza. Quanto ai senatori a vita iscritti al gruppo, Elena Cattaneo sarebbe ancora indecisa, mentre non si sa se il Presidente emerito Giorgio Napolitano potrà essere in aula. Orientati a favore dell’esecutivo, infine, sono Pier Ferdinando Casini, Gianclaudio Bressa, e, a certe condizioni legate agli impegni sulle questioni del territorio e della montagna, di Albert Laniece (Union Valdotaine).
Riepilogando. Alla Camera si vota la fiducia lunedì 9 settembre. La situazione è tranquilla: i soli gruppi di M5s, con 216 deputati, Pd con 111 e Leu con 14 deputati raggiungono 341 voti, ben di più dei necessari 315. Il 10 settembre, invece, la fiducia al Senato ha numeri più risicati. I Cinquestelle hanno 107 senatori e il Pd 51: i ‘giallorossi’ da soli si fermano a 158, tre in meno rispetto a quelli che servono per la maggioranza. Mancano dal calcolo i sei senatori a vita, il gruppo Misto – Leu e la pattuglia degli ex Cinquestelle, Emma Bonino e i due rappresentanti del Maie (italiani all’Estero) – e di quelli delle Autonomie.