Giovani, carini, e molto arrabbiati. Non solo sono diversi da tutto il resto della popolazione russa, ma parlano anche una lingua che lo stesso blogger di opposizione russo Aleksey Navalny non capisce. Come ha scritto pure lui in tweet “Che cosa significa “Navalny Bled”, fatemelo capire. Era da un po` di tempo che ve lo volevo chiedere” ha postato il leader dell`opposizione russa. Il riferimento a quello che è diventato ormai l’intercalare per questi ragazzi che oggi sono scesi in piazza a Mosca, a San Pietroburgo e in molte altre città della Russia. Proprio mentre il capo di stato Vladimir Putin festeggiava il giorno della Costituzione in un sontuoso ricevimento tra le mura del Cremlino. Non è comunque chiaro il vero significato e come è nata la parola magica – “Navalny bled” – che ha spinto una folla così consistente di studenti sulla strada a gridare “Putin a casa” e “vergogna!” contro la polizia che li caricava uno per uno sulle camionette per portarli via. E lo slang giovanile russo resta un mistero.
Come lo sono questi ragazzi, vestiti come capita, di nero o colori sgargianti, che in questa ultima manifestazione si sono radunati sulle strade di Mosca, sulla Tverskaya, e mentre uno per uno la polizia li portava via, giocavano e scherzavano come se fosse una protesta studentesca. Su di loro, su questa generazione nata e cresciuta sotto Vladimir Putin, si sono scatenati sociologi e psicologi, in particolare dopo la prima vera discesa in piazza del 26 marzo che è stata anche la prima loro apparizione nel mondo dei media mondiali. In maggioranza hanno meno di 18 anni, si organizzano e in fondo vivono sui social. Durante la manifestazione, un po’ guardavano sullo smartphone, un po’ si guardavano in giro, per capire da dove sarebbe arrivata la prossima carica della polizia. In un’intervista con askanews, Kirill Kabanov, membro del Consiglio presso la Presidenza russa per le istituzioni della società civile e dei diritti umani, afferma che “per questi ragazzi la cosa più importante è entrare nel trend”, non la politica. “Se sei fuori, sei out, non sei nessuno, sei un perdente”. Ma questo essere molto dipendenti dall’andamento dei “like” li rende anche “facilmente manipolabili e sono completamente incontrollabili. Esiste in loro inoltre una componente aggressiva, che è parte del loro essere giovani.
Ma sono anche usati, per la loro incoscienza, come carne da cannone”. Giovani insomma. Giovanissimi. Ma che cosa pensano e perché sono scesi in piazza per protestare contro l`elite russa e la corruzione? A rispondere è Viktor, 19 anni, direttamente dalla piazza: “A me interessa quello che accade in questo Paese e Navalny, con le sue indagini, ci ha fatto capire perché viviamo così male. Ad esempio da noi, in università, ci hanno tolto le borse di studio che erano tanto utili ai giovani che venivano da fuori Mosca. E di queste piccolezze ce ne sono a bizzeffe. A me non piace quello che succede. Navalny dice che sappiamo tutti chi è colpevole di questo e che è ora che i responsabili se ne vadano in galera”. Eppure a centinaia, oggi, sono finiti in commissariato loro, dopo aver gridato contro lo status quo. “Quando vengono arrestati, la polizia deve chimare il padre e la madre e sottoscrivere una multa”, spiega Kabanov. E i loro genitori che cosa dicono? “Siamo fieri dei nostri figli”.