Giro di mazzette dietro Messinambiente, 5 arresti

MONNEZZA E MAZZETTE Illeciti su forniture servizi a società gestione rifiuti. Tra il 2009 e il 2013 la società peloritana registrava perdite per circa 32 milioni VIDEO di Andrea Tuttoilmondo

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Antonino Buttino, Francesco Gentiluomo, Marcello De Vincenzo, Antonino Inferrera e Armando Di Maria

di Andrea Tuttoilmondo

Un giro di mazzette legato alla gestione di Messinambiente, la società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel capoluogo peloritano, è stato scoperto da polizia e i carabinieri che stamani hanno posto ai domiciliari 5 persone con applicazione del braccialetto elettronico. Dall’analisi della gestione operativa e finanziaria dell’Ente, in un ampio arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2014, sono emersi una serie di illeciti che discendono principalmente dalla sistematica violazione della normativa prevista dal codice degli appalti per quel che concerne l’acquisizione di servizi e forniture da parte di enti e società pubbliche; e dalla fallimentare conduzione economica dell’ente, nonostante l’adozione di un profilo privato che avrebbe quantomeno dovuto produrre economie di gestione. Tra il 2009 e il 2013 si è creato invece un “buco” pari a quasi 26 milioni di euro, con perdite d’esercizio pari a complessivi 31milioni e 828mila euro, tanto che nel 2012 la società è stata posta in liquidazione. In questo arco temporale la gestione dell’ente è stato accentrata nelle mani di Armando Di Maria, che ha demandato quasi interamente ai privati i servizi di competenza dell’ente, compresi quelli rientranti nel core business dell’azienda: dalla raccolta dei rifiuti solidi urbani, per lunghi periodi affidata alla ditta SEAP di Agrigento, alla manutenzione di mezzi e cassonetti interamente demandata a ditte esterne.

Le indagini hanno permesso di appurare che in questi anni un ruolo preminente è stato assunto dal contabile della società, Antonino Inferrera, divenuto braccio destro di Di Maria al punto da influire sulle più rilevanti decisioni riguardanti la scelta dei partners privati di Messinambiente, sia sull’ordine preferenziale e sull’entità dei pagamenti erogati ai fornitori, rafforzando la sua capacità d’influenza sulle ditte esterne. A fronte di affidamenti di servizi e consulenze in modo del tutto discrezionale e spesso senza una contropartita in termini di efficienza, qualità ed economicità del servizio reso, vi erano illecite retribuzioni dell’ordine di diverse migliaia di euro dai privati, sotto forma di servizi e consulenze fittizie conferiti ad altre due società: la Finconsulting e la Fin.Service Srl. Emblematici i casi della società Mediterranea A. di Marcello De Vincenzo, cui era stato affidato in un primo momento il servizio di manutenzione e sanificazione dei cassonetti, in precedenza svolto con mezzi e personale di Messinambiente, e subito dopo la manutenzione dei mezzi di Messinambiente, pur non avendo la ditta alcuna esperienza nel settore, che ha generato in 5 anni profitti per circa 2,6 milioni.

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Analogo discorso per Francesco Gentiluomo, cui fu affidato un servizio di pronto intervento su mezzi di Messinambiente, nonostante la ditta fosse priva di operai specializzati, operando principalmente nel settore del noleggio di mezzi e macchine industriali. Gentiluomo ha percepito, insieme alla ditta del fratello Santi, per soli interventi di manutenzione oltre un milione di euro dal 2009 al 2013, cui devono aggiungersi le vendite all’ente di diversi mezzi industriali. Infine, il caso di Antonino Buttino, un broker assicurativo di Barcellona Pozzo di Gotto, non molto conosciuto sul mercato, che subentrava alla compagnia SAI nella gestione di tutti i contratti assicurativi (sia RC auto che di altro tipo) dei mezzi di Messinambiente, percependo una commissione del 15% sull’importo lordo dei contratti stipulati, ed incassando commissioni per circa 350.000 euro in tre anni. In concomitanza con questi affidamenti, le società di Inferrera hanno ricevuto da questi imprenditori e professionisti, incarichi di consulenza, che le indagini hanno dimostrato essere fittizi, per giustificare pagamenti, dal 2011 al 2014, pari a circa 52.000 euro da Buttino, circa 41.000 euro da De Vincenzo e circa 10.000 euro da Gentiluomo.