Cronaca

Giudici di pace fanno causa a Renzi: “infrange le norme”, siamo lavoratori in nero

Oltre 300 giudici di pace hanno chiamato in causa dinanzi al Tar Lazio il governo Italiano, nelle persone del premier Matteo Renzi e del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, denunciando la violazione a loro danno dell’ordinamento comunitario e della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea. Ad annunciarlo è l’Unione Nazionale dei Giudici di Pace. “Il governo Italiano”, dichiara il segretario generale dell’Unione Alberto Rossi, “infrange tutte le norme europee sul lavoro a danno dei giudici di pace, mediante la reiterazione abusiva di contratti a termine, il mancato riconoscimento di un compenso fisso e dignitoso, l’assenza di tutele della maternità, della salute e da infortuni sul lavoro, addirittura il disconoscimento dello stesso diritto alla pensione in aperta violazione di una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 1° marzo 2012”.

“Siamo i lavoratori in nero della Giustizia”, aggiunge la Presidente Mariaflora Di Giovanni, “e la riforma in corso accentua il nostro precariato e la sudditanza dei giudici di pace allo Stato, prevedendo solo doveri e nessun diritto. Domani andremo al Consiglio Superiore della Magistratura per chiedere che assuma una posizione netta di condanna del Governo Italiano che, calpestando i nostri diritti, lede gravemente l’indipendenza ed autonomia dell’intera magistratura”. “Quotidianamente assistiamo alla lesione dei nostri più elementari diritti come lavoratori e come esseri umani”, conclude il segretario Rossi: “al Tar Lazio abbiamo chiesto di rimettere la nostra questione alla Corte di Giustizia Europea, affinchè ci vengano riconosciuti gli stessi diritti spettanti ai magistrati ordinari ed ai lavoratori pubblici, come previsto dall’ordinamento comunitario”. L’unione dei Giudici di pace fa sapere che è confermato lo sciopero della categoria dal 21 al 25 novembre prossimi.

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