Il governo italiano “operando un’indebita discriminazione rispetto ai magistrati di ruolo, non riconosce ai giudici di pace le dovute e obbligatorie tutele previdenziali e assistenziali, comprensive del diritto alla pensione, del diritto ad una ragionevole retribuzione in caso di malattia, maternità o paternità, dell’assicurazione per infortuni sul lavoro”. Per questo ragione è stato condannato dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, che “ha accertato la violazione del Codice Europeo di Sicurezza Sociale e della Carta Sociale Europea”.
A dare la notizia sono le organizzazioni rappresentative dei giudici di pace, che hanno presentato il reclamo accolto in sede europea. In particolare – affermano l’Unione nazionale dei giudici di pace e l’Associazione nazionale dei giudici di pace – il Comitato Europeo dei Diritti Sociali “ha rilevato che la discriminazione fra giudici di pace e magistrati professionali è illegittima in quanto non sorretta da giustificazioni obiettive e ragionevoli” e ha evidenziato “che tutti i motivi addotti dal Governo Italiano, il quale riconosce l’esistenza di una disparità di trattamento, costituiscono ‘mere modalità di organizzazione del lavoro e non costituiscono una giustificazione oggettiva e ragionevole del trattamento differenziato di persone la cui equivalenza funzionale è stata riconosciuta’ dal Governo Italiano”. Se la pronuncia rimanesse disattesa, ci sarà una pioggia di ricorsi: “l’avvio di centinaia di procedimenti giudiziari contro lo Stato Italiano per il riconoscimento dei diritti previdenziali ed assistenziali spettanti ai giudici di pace e per il risarcimento dei danni cagionati in oltre 20 anni di totale assenza di qualsiasi forma di tutela”.