Politica

Stop dei giudici a convalida trattenimenti migranti in Albania, rinvio alla Corte Ue

I giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma hanno sospeso la procedura di convalida dei trattenimenti per sette migranti, egiziani e bengalesi, trasferiti recentemente in Albania. La decisione dei giudici è stata influenzata dal nuovo decreto “Paesi sicuri” varato dal governo, il quale prevede il rimpatrio dei migranti in Paesi considerati sicuri. Tuttavia, il Tribunale ha deciso di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) per chiarimenti, ritenendo necessario verificare la compatibilità di tale decreto con la normativa europea.

La sospensione della convalida significa che, allo scadere dei termini legali di trattenimento, i migranti potrebbero essere riportati in Italia. Per un ottavo migrante, ritenuto vulnerabile, il rientro in Italia era già stato disposto. Precedentemente, il 18 ottobre, i giudici del Tribunale di Roma non avevano convalidato i trattenimenti disposti dalla Questura per i migranti trasferiti al centro di permanenza in Albania, decisione poi contestata dal Viminale, che ha fatto ricorso in Cassazione. La presidente della Sezione per i diritti della persona e immigrazione del tribunale civile di Roma, Luciana Sangiovanni, ha spiegato che il rinvio alla Corte di giustizia si basa sull’esigenza di garantire l’applicazione del diritto dell’Unione europea, che ha la precedenza sulla legislazione nazionale, come previsto anche dalla Costituzione italiana.

Inoltre, ha specificato che il riconoscimento di uno Stato come “Paese di origine sicuro” deve essere considerato solo ai fini delle procedure applicabili e non impedisce automaticamente il rimpatrio di una persona la cui domanda di asilo sia stata respinta. Questa decisione ha generato reazioni accese nel panorama politico italiano. Il vicepremier Matteo Salvini ha definito la decisione come “una sentenza politica” contro la sicurezza degli italiani, aggiungendo che il governo reagirà per proteggere i cittadini. Anche il senatore della Lega Claudio Borghi ha criticato il rinvio alla CGUE, sostenendo che si stia “oltrepassando il segno” e proponendo, in tono provocatorio, che i migranti vengano ospitati dai giudici.

Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato di una violazione della separazione dei poteri, accusando alcuni magistrati di voler imporre una linea politica. Pure Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia, ha espresso dure critiche, paragonando l’accaduto a una “Capitol Hill al contrario”, definendo certi atteggiamenti della magistratura come “eversione”. Dall’altra parte, le opposizioni hanno colto l’occasione per attaccare il governo. Debora Serracchiani del PD ha denunciato la gestione dell’immigrazione da parte del governo come “crudele e vergognosa”, accusandolo di causare sofferenza ai migranti e danni economici allo Stato.

Anche il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno espresso perplessità sul decreto “Paesi sicuri” e sui costi dei centri di trattenimento in Albania, definendoli un “clamoroso flop”. La vicenda segna un ennesimo episodio di confronto tra la magistratura e il governo, e la Corte di giustizia dell’Unione europea sarà chiamata a fare chiarezza sulla conformità della normativa italiana con i principi europei. Nel frattempo, la sospensione dei trattenimenti evidenzia le difficoltà e le complessità che si incontrano nel bilanciare sicurezza, rispetto dei diritti umani e obblighi internazionali in materia di immigrazione.

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