Cronaca

Giulio Regeni: torture e brutalità emergono dall’autopsia

Leggermente mutilato, bruciato e colpito con bastonate e calci. I dettagli agghiaccianti delle torture subite da Giulio Regeni sono stati resi noti dal professor Vittorio Fineschi, medico legale e consulente della procura di Roma, durante l’udienza del processo a quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio del ricercatore italiano. L’esame del corpo di Regeni, rinvenuto senza vita il 3 febbraio 2016 dopo la sua scomparsa al Cairo il 25 gennaio precedente, ha rivelato un quadro di violenza inaudita. “Le lesioni riscontrate – ha affermato Fineschi – sono compatibili con ‘quasi tutte le torture messe in atto in Egitto e descritte’, tra cui pugni, calci, uso di mazze e bruciature”.

Morte stimata tra il 31 gennaio e il 2 febbraio. Secondo il tossicologo Marcello Chiarotti, la morte di Regeni può essere collocata tra le 22:00 del 31 gennaio e le 22:00 del 2 febbraio 2016. L’analisi del potassio nell’umor vitreo ha permesso di stimare il decesso a “124 ore dal prelievo”, avvenuto il 6 febbraio.

Nessuna sostanza stupefacente o veleno. Gli esami tossicologici hanno escluso l’assunzione da parte di Regeni di droghe, farmaci o veleni, confermando che la morte è stata causata dalle torture subite.

Un’udienza dolorosa per la famiglia. L’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, ha preannunciato un’udienza “dura e dolorosa”, descrivendo nel dettaglio le atrocità inflitte a Giulio. Per tutelare la memoria del ricercatore e il dolore dei suoi cari, è stata richiesta la celebrazione a porte chiuse di una parte dell’udienza.

Il processo prosegue. Davanti alla corte d’Assise di Roma, quattro agenti dei servizi segreti egiziani sono imputati per il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Oggi, in aula, sono stati ascoltati il medico legale e il tossicologo. Il caso Regeni continua ad accendere i riflettori sulle violazioni dei diritti umani in Egitto e sulla necessità di fare chiarezza e ottenere giustizia per il giovane ricercatore italiano.

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