Giustizia, maggioranza divisa sui trojan. Governo pone 22esima fiducia
Pochi emendamenti a decreto proroghe ma rischio voto segreto
Arriva alla Camera la ventiduesima questione di fiducia per il governo Draghi. A renderla necessaria sul decreto giustizia, difesa e proroghe – una sorta di provvedimento omnibus che interviene sui settori più disparati – è l’annosa questione intercettazioni che divide la maggioranza, con i 5 stelle da una parte e il centrodestra e Italia Viva dall’altra. A giustificare il voto di fiducia non c’erano stavolta né i tempi stretti (è vero che il testo deve passare al Senato ma scade il 29 novembre), né il numero degli emendamenti presentati in aula: solo 15. Tra questi però c’era quello – insidioso – del deputato di Azione Enrico Costa che puntava “a prevedere forme di garanzia, a tutela della riservatezza dei cittadini, in relazione all’impiego del captatore informatico”, il cosiddetto trojan, strumento che Costa ritiene “molto invasivo rispetto alla vita privata di ciascun individuo”. L’ex forzista già durante l’esame in commissione Affari Costituzionali aveva proposto che l’autorizzazione dei trojan fosse affidata a un organo giurisdizionale collegiale anziché a un solo giudice come avviene oggi.
L’emendamento, con il parere contrario di relatore e governo, è stato bocciato ma la maggioranza si è divisa: a favore hanno votato Italia Viva e lo stesso Costa, l’opposizione di Fdi, e Fi si è astenuta (“nonostante fosse la proposta storica del centrodestra di Berlusconi”, fa notare Costa). Una divisione che si sarebbe di certo riproposta in aula, dove sulla materia dell’emendamento Costa poteva essere richiesto e concesso il voto segreto. “Sto pensando di riproporre il tema come ordine del giorno”, annuncia Costa. Ma secondo il relatore Stefano Ceccanti (Pd) il decreto in questione non è la sede per intervenire sul problema dei trojan che certamente esiste ma “la ministra Cartabia ha assunto l’impegno a intervenire successivamente e non c’è motivo di dubitare della serietà di tale impegno”. Intanto, visto che il dibattito si era aperto in commissione, una piccola modifica è stata fatta sullo strumento dei captatori informatici che, riconosce Ceccanti, è “estremamente invasivo rispetto alle libertà costituzionalmente garantite”. Con l’approvazione di un emendamento di Fi “si è proceduto a individuare un minimo comune denominatore condiviso rispetto alla normativa vigente, che impone al giudice di indicare, in sede di autorizzazione all`uso del trojan, le ragioni che rendono necessaria tale modalità per lo svolgimento delle indagini. La Commissione ha aggiunto che tali ragioni devono essere ‘specifiche'”, spiega Ceccanti.
Per i 5 stelle è stato sventato un blitz per indebolire i trojan: “Il captatore informatico – ha detto in aula durante la discussione generale l’ex sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi – deve essere salvaguardato. I paletti già ci sono perché sono stati inseriti dalla legge Orlando, modificati e confermati, dalla riforma Bonafede; devono rimanere ma non si può poi andare oltre. Lo dico perché chi compie, per colpa o per dolo, attività di intercettazione in modo sbagliato certamente deve essere rimproverato. Tuttavia, non possiamo, solo per questo, andare a colpire uno strumento essenziale, nel 2021, per la lotta al crimine e per il contrasto di gravi reati”. Il decreto su cui domani l’aula voterà la fiducia modifica l’articolo 132 del Codice della privacy, per circoscrivere l’accesso ai dati di traffico telefonico e telematico a fini di indagine penale, consentendolo solo per gravi o specifici reati e richiedendo sempre l’autorizzazione o la convalida del giudice. L’intervento è determinato dall’esigenza di dare urgente seguito ad una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea.
Viene sanzionata con l’inutilizzabilità l’acquisizione dei dati di traffico in violazione di legge ed introducendo una disciplina transitoria relativa ai dati di traffico acquisiti prima dell’entrata in vigore del decreto, prevedendo che tali dati potranno essere utilizzati a carico dell’imputato solo unitamente ad altri elementi di prova e per l’accertamento dei gravi o specifici reati. Lo stesso provvedimento contiene proroghe in materia di referendum, Irap e assegno temporaneo per i figli minori. E modifica il Codice dell’ordinamento militare in merito ai presupposti per la nomina a Capo di stato maggiore della Difesa, per consentire il conferimento dell’incarico di Capo di stato maggiore della difesa anche ai Capi di Stato maggiore di Forza armata che nel corso del triennio di comando abbiano raggiunto i limiti di età e pertanto stiano completando il mandato in posizione di richiamo in servizio ‘automatico’.